p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 11 Gennaio 2021

Il cristiano triste è un triste cristiano.

Il vangelo di oggi ci indica la strada per la gioia e per il rifuggire dagli applausi, da quello che tutti fanno.

La predicazione del vangelo da parte di Gesù che ci chiede di convertirci e di credere al vangelo, è un atto profondamente personale che rifugge da ogni riconoscimento da parte degli altri.

Ma a chi vuoi che interessi se tu ti converti, se lasci cioè alle tue spalle tutto un modo di essere e di fare di cui, sembra, tu non riesci più a fare a meno. Se ti lasci, cioè, dietro alle spalle tutto un genere di comportamenti conformisti e socialmente accettati, che non ti danno però vita! Al massimo puoi generare negli altri, sempre che se ne accorgano, un senso di compassione.

Ma a chi vuoi che interessi il tuo impegno a credere sempre più al vangelo cercando di aderire sempre più al messaggio di buona novella che Cristo è venuto a portare. Al massimo ti guarderanno con un po’ di compiacenza e ti diranno: beato te che hai del tempo anche per queste cose e che riesci ad andare dietro a tutto ciò.

State pur certi che non troverete per strada la banda che vi accoglie quando tornerete a casa. Se voi foste stati ad uno dei giochi demenziali che tutte le sere violentano le nostre case e le nostre menti, e che a noi piacciono tanto, e aveste vinto qualche migliaia di euro, allora sì che trovereste chi vi saluta in modo diverso per strada: anche il parroco suonerebbe le campane al vostro ritorno.

Se ci convertiamo e crediamo al vangelo invece non vi sarà un grande riscontro sociale nel senso che l’applausometro rimarrà a zero.

Ecco perché la conversione a Gesù Cristo che è credere in lui e al suo vangelo, è un atto di gioia profonda e intima: è solo tua, la fai perché ne sei convinto, perché ne vedi la bontà per la tua vita, perché scorgi e intuisci che è una cosa buona per te e per i tuoi fratelli.

La tua conversione non coinvolge folle applaudenti ma coinvolge nel bene tante persone che ti incontrano. Se il tuo cuore è gioioso perché hai instaurato un rapporto nuovo e vero con te stesso e con Dio, i tuoi rapporti comunicheranno gioia. Ecco perché la conversione è sì qualcosa di eminentemente personale, ma allo stesso tempo è un moto che coinvolge chi incontri.

È quanto ci dice con altre parole, Serafino di Sarov:

“Custodisci il tuo cuore nella pace e una moltitudine attorno a te sarà salvata”.

Il gesto di questa conversione che più salta all’occhio nel vangelo di oggi è quello di lasciare e seguire. Gesù passa, vede e chiama. Coloro che sono chiamati lo seguono e lasciano.

La conversione, il credere al vangelo, non è un insieme di norme morali, ma è innamorarsi del Volto di Gesù che è qui in mezzo a noi. È un lasciarci attrarre da lui. È un seguirlo, un camminare cioè sulle sue orme. Non importa se sono sentieri difficili, importa che siano sentieri veri per ognuno di noi.

È un innamorarsi di Cristo, è un seguirlo e di conseguenza è un lasciare. È un lasciare le reti. Le reti per Simone e Andrea, per Giacomo e Giovanni erano la loro vita, erano la loro sicurezza, erano la loro occupazione. Loro le lasciano per seguire Gesù e diventare operatori di altre pesche.

Tutti noi abbiamo i nostri impegni, il nostro lavoro, le nostre occupazioni e preoccupazioni: il Signore ci chiede di lasciarle per seguirlo. Siamo chiamati ad abbandonare le nostre sicurezze, quello che abbiamo, siamo e facciamo, per cercare altri tipi di sicurezze: delle sicurezze insicure dal punto di vista umano, ma sicurezze vere che danno gioia. Lasciare le nostre sicurezze significa dare tempo a chi muore di freddo per strada. Significa comprendere che un clochard è più importante della nostra automobile e, per questo, adibire il nostro garage per accogliere questa persona bisognosa e lasciare per strada la nostra automobile.

Quando noi abbiamo bisogno di un favore non andiamo a chiedere aiuto a degli sfaccendati, lo chiediamo a chi è già impegnato. Gesù fa lo stesso anche nei nostri confronti. Ma io ho già un lavoro, uno studio, mi sono già piazzato, ho le mie sicurezze: a te che hai tutto questo il Signore dice: “Seguimi, ti farò pescatore di uomini”. Per questo se noi siamo già impegnati, molto impegnati, siamo le persone più adatte ad ascoltare la chiamata e a seguire lasciando.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM

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