p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 10 Luglio 2019 – Mt 10, 1-7

I Dodici sono chiamati e a loro viene dato potere sugli spiriti impuri, a loro viene chiesto di guarire malattie di ogni genere e infermità.

Nei Dodici ogni cristiano è chiamato. Ridurre il tutto ai Dodici non è altro, come è stato purtroppo nella vita della chiesa, un ridurre tutto ad una questione di potere e non di servizio. In quei Dodici tutti dobbiamo ritrovarci. I Dodici non sono per escludere ma per includere. Questo è vero semplicemente perché ogni persona è chiamata alla vita e la vita c’è quando c’è un significato e il significato si realizza nel servizio. Sapendo poi che la persona è unica e irripetibile non possiamo non credere che ogni persona è un servizio unico e irripetibile. La presenza stessa dell’altro, la qualità della presenza condita dai difetti e dai limiti, ha un significato in ordine all’altro e a Dio stesso. Ogni esistenza è valida e unica; valida in ordine agli altri; valida in se stessa per il significato che può rivestire per altri.

I Dodici, i discepoli, gli apostoli, sono chiamati a ricevere un potere. Il potere per il vangelo è exousia, vale a dire una forza che è dominio. Non un dominio sulle persone ma un dominio nel servizio. È dominio sul male per aiutare le persone. È dominio di liberazione dove siamo chiamati ad essere liberatori. Servire le persone liberandole da tutto ciò che è male, quel male che è dentro, è la chiamata del Signore per tutti gli uomini di buona volontà.

Liberazione prima di tutto da quegli spiriti immondi che conducono a morte dentro prima e fuori poi. è chiamata a prendersi a cuore ogni malattia e infermità. Non è solo guarire è curare, non è roba da toccata e fuga, è roba vitale che avvolge tutto il nostro essere, tutto il nostro vivere: ogni momento della nostra vita e della nostra giornata. È una delle dimensioni più belle dell’essere figli e dunque fratelli.

Mi viene da chiedermi quale è quello spirito immondo che avvolge le nostre esistenze. Mi pare che ai nostri giorni uno degli spiriti immondi che avvolge le nostre esistenze e le uccide, è la negazione della dignità del povero a cui il Signore ci manda ad annunciare le beatitudini.

Per noi chi è povero ha sempre torto e da colpevole possiamo e dobbiamo trattarlo. Il povero non ha diritti: come si permette di chiedere la carità? Il povero non può interrogarci e non si può chiedere perché è povero. È così perché colpevole! Non c’è altro da aggiungere per il nostro pensiero da spirito immondo.

Il problema non sono le nostre risposte al povero e alla povertà, ma le loro domande sbagliate. I poveri sono impertinenti, come si permettono loro che non hanno e non sono niente. Quando chiedono sono superbi, insistenti, sono peccaminosi: pretendono di avere senza fare nulla e senza alcun merito.

Per noi ricchi, gente che ha tutto anche se si lamenta sempre, è cosa illecita che un povero chieda ragione della sua povertà e miseria e chieda ragione della nostra ricchezza sempre più immensa e perversa, ricchezza che farà esplodere questo nostro mondo rendendoci di nuovo tutti uguali. È cosa immorale che il povero chieda, è addirittura contro la religione che lui venga e pretenda. I poveri devono “ficare caladi”, vale a dire che non possono porsi domande radicali sulla vita: che stiano buoni e accettino la nostra misera carità, che non è vita ma cani che leccano le ferite a Lazzaro.

Ebbene da questo spirito immondo che pervade la nostra esistenza noi siamo chiamati ad essere liberati e a portare la liberazione, grazie al potere di servire la vita dell’uomo a cui Gesù ci chiama: tutti!!! Non riusciamo ad arrivare da tutte le parti? Non è importante questo, ciò che importa è che cominciano la liberazione dai nostri cuori abitati da spiriti immondi e disumani e giungiamo a seminare umanità in questo nostro mondo.

Credo che uno dei modi per procedere nel servizio di liberazione da questo spirito immondo che pervade le strade del nostro mondo, sia quello di dare a noi e al prossimo la facoltà di chiederci perché! Perchè uno deve essere schiavo? Perché c’è la servitù della gleba? Perché vi sono le caste? Perché vi è discriminazione fra le razze? Perché i poveri debbono vivere da poveracci accusati di crimine per la loro povertà? Perché siamo così poveri moralmente oltre che materialmente, e soprattutto a livello spirituale e relazionale? Perché la religione continua ad essere potere sugli uomini e sulle loro coscienze, anzichè via per liberarci dalla povertà spirituale e relazionale?

Liberaci o Signore dallo spirito maligno che ci fa credere giusti e ci porta a credere i poveri cosa malvagia e colpevole anzichè fratelli da amare.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

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Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10, 1-7

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.

I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.

Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

Parola del Signore.

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