p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 1 Novembre 2020

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Gesù è crocifisso e risorto: in questa sua esperienza di vita c’è la realizzazione delle beatitudini. In quanto crocifisso Lui ne compie una prima parte – è povero, afflitto, mite, affamato, assetato di giustizia, puro di cuore, pacificatore, perseguitato-; in quanto risorto porta a compimento il fatto che il Regno è suo, Lui è consolato, eredita per questo la terra, così viene saziato, trova il dono della misericordia, vede Dio ed è Figlio di Dio. Le beatitudini altro non sono che la carta di identità del Figlio. Noi comunità cristiana ascoltando le beatitudini, grazie alla forza dello Spirito, facciamo di Gesù la nostra vita e la nostra regola di vita.

Non possiamo non cogliere il fatto che coloro che noi riteniamo infelici sono i beati per Gesù.

Per noi beato è il ricco, il potente, l’ignorato: chi ha, può e conta è colui che vale per noi. Per Gesù beato è il povero, l’umile e il disprezzato: chi non ha, non può e non conta è colui che vale…

Il capovolgimento dei valori è assicurato ed è radicale. Non c’è possibilità di fraintendimento: o ci sbagliamo noi o si sbaglia Gesù. Per Gesù benedetti sono coloro che noi riteniamo maledetti; maledetti sono coloro che noi riteniamo benedetti.

Siamo sul discorso della montagna di Gesù dove emerge che ciò che vale è la magna charta del Regno: ci dice chi sono i suoi cittadini e quale è la loro condizione. Ascoltando tutto ciò possiamo cogliere come i criteri di giudizio della vita da parte di Dio sono l’esatto opposto dei nostri di criteri, non teorici ma pratici. In fondo possiamo cogliere come il Regno di Dio e il nostro si oppongono: sono due modi di valutare e di vivere contrari. Sono due modi di essere opposti: quello di Gesù, Figlio del Padre e fratello di tutti, e quello di chi, senza Padre e fratelli, si è fatto da sé contro tutti.

Vari, per lo meno sette, sono gli aspetti con cui possiamo cogliere questo testo che condisce bene il mistero come segreto di vita vera:

  1. Dalle beatitudini emerge il vero volto di Gesù è la sua autobiografia.
  2. Queste parole ci comunicano chi è Dio: è suo Padre che è uguale a Lui.
  3. Ci viene mostrato il volto dell’uomo realizzato, del figlio a immagine del Padre.
  4. Queste beatitudini, a noi così incomprese, ci portano alla salvezza. Ci salvano dalla inautenticità, dalla menzogna, dal fallimento.
  5. Ci mostrano le linee su cui giocare il nostro essere comunità, figli che vivono da fratelli.
  6. Le beatitudini ci rivelano la verità della realtà: il giudizio di Dio che è il fine stesso del mondo.
  7. Le beatitudini ci chiamano, in fine, a vivere la nostra identità.

Il tutto è la regola di vita del Figlio che diventa il nostro breviario di vita. Non è una nuova legge che sarebbe ancor più impossibile della legge antica.

Tutto questo è il cuore nuovo promesso dai profeti. Quanto Gesù vive è incarnato da Lui nelle beatitudini dove Gesù, con la sua carne, comunica con ogni carne.

Le sue parole non sono legge, ma Vangelo. Non sono esigenze nobili e difficili, ma il dono bello che ci offre vivendo il suo essere nostro fratello. Le beatitudini non sono una bella ideologia disperante e sublime allo stesso tempo, semplicemente perché ciò che ci muove è il dono del suo Spirito!

Gesù non si accontenta di dirci: Lui ci dona semplicemente ciò che ci dice! La sua Parola ha il potere di farci uomini nuovi. Nel momento in cui noi cogliamo tutta la povertà e contrarietà di questa parola diveniamo chiamati ad entrare nella vita del Padre che purifica la nostra vita donandoci fede e rendendoci capaci di servire liberandoci dalla paura e dal male, dalla malattia e dalla morte: ci rende capaci di vedere il Regno e di annunciarlo semplicemente perché vissuto in modo vitale per noi.

Le parole di Gesù altro non sono che la medicina ai nostri mali, sono verità che guariscono il cuore dal bisogno di menzogna e che stanno all’origine delle beatitudini.

Il discorso sul monte è un indicativo che si fa imperativo! Infatti il Figlio ci dona di essere ciò che siamo: figli chiamati ad essere fratelli. L’uomo altro non è che chiamato ad essere ciò che è. Ciò che importa è ritornare a cogliere la bellezza di tutto ciò perché dono, da parte del Figlio, il nostro vero volto come quello del Padre.

Queste parole non sono dono solo per i discepoli. Non sono cosa per i più volenterosi. Sono per ogni uomo che cerca la propria verità. Queste parole ci restituiscono la realtà del Padre al di là di ogni apparenza. Queste parole sono la salvezza di questo mondo, perché pieno sviluppo delle sue potenzialità.

La persecuzione finale delle beatitudini –“beati quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e diranno ogni male contro di voi”- fa nascere il nostro essere come il Maestro, battezzati nel suo stesso battesimo. Ci fa diventare beati chiamati a rallegrarci e ad esultare, perché grande è la ricompensa nei cieli. Non è cosa che Dio ci pagherà, è vita condivisa fin nell’oggi, la sua vita con noi.

Noi che ascoltiamo con cuore e con vita Lui, diventiamo un “voi” rispetto a Lui. Questa è chiamata alla vera e totale beatitudine. Così diventiamo discepoli che nella persecuzione diveniamo sale della terra, non perché ci conviene ma perché cosa vera e bella, cosa amante. Questa è luce per noi e per i fratelli, a noi donata da Cristo Luce del mondo che gioisce perché ce la dona con gratuità.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
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