p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo del giorno, 21 Aprile 2020

La Parola nel tempo della distanza

 COME VELA GONFIA SULLA ROTTA DI DIO

Giovanni 3,7-15
Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va, così è di chiunque è nato dallo Spirito.

Caffè sospeso sul Vangelo del giorno, per chiunque voglia prenderlo. 

Dovete nascere. Noi tutti nasciamo a metà e tutta la vita ci serve per nascere del tutto (M. Zambrano), cioè per fiorire, amare, generare, creare, danzare, ridere, lavorare, cantare e raggiungere pienezza.

Molti ricorderanno il verso del grandissimo Leopardi: è funesto a chi nasce il dì natale (Canto notturno di un pastore errante dell’Asia), dove la nascita è sentita come un lutto, una condanna a morte. Anche B. Brecht scrive: le madri tutte del mondo partoriscono a cavallo di una tomba. Come se la vita fosse risucchiata subito dentro la morte. Le madri del mondo? No, esse partoriscono a cavallo di una speranza, di una grande bellezza, di molti abbracci. A cavallo di un sogno! E dell’eternità. Le madri partoriscono dall’alto. Ecco la poesia che il vangelo oggi ci consegna (anche e soprattutto in questi tempi di dolore e di paura).

Dovete nascere dall’alto. Io vivo delle mie sorgenti. E le mie sorgenti sono in Dio. Io vivo di Dio. La persona più che un essere mortale, è un essere “natale”, che va di nascita in nascita, dato continuamente alla luce, vita che nasce e rinasce.

La persona la capisci a partire dalla sua nascita, non dalla sua morte. Anzi dalle sue nascite e rinascite. Dai germogli che spuntano nei tuoi bambini, da quello che di nuovo si arrampica e cresce nel tuo uomo, nella tua donna. DAL VENTO CHE IMPROVVISAMENTE SI ALZA IN LORO, E IN TE, E APRE LE VELE.

Il vento non sai da dove viene e dove va. Non lo puoi trattenere, chiudi il vento in una stanza e si spegne, non esiste più. È a suo agio solo negli spazi aperti. Non conosce frontiere.
Che bella immagine del cristiano! Libero e incamminato, che si nutre di sconfinamenti e non di ripetizioni.

Solo la vela può fermare il vento, o, meglio, custodirlo, lasciandosi riempire e sospingere in avanti.

Io sono la vela, Dio è il vento. Ora navigo senza ansia, come chi è sicuro della rotta, certo che non mancherà mai il vento al mio veliero.
E in un giorno felice saremo tutti vento nel suo Vento.

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