p. Arturo MCCJ – Commento al Vangelo del 18 Giugno 2020

Ci sono due redazioni del Padre Nostro: quella di Luca (Lc 11,1-4) e quella di Matteo (Mt Quella di Luca è più breve ma Matteo ha un altro pubblico: dei giudei convertiti. Loro erano abituati a pregare, ma avevano certi vizi che Matteo voleva correggere. Gesù critica le persone per le quali la preghiera era una ripetizione di formule, di parole forti, rivolte a Dio per obbligarlo a rispondere alle loro richieste e necessità.

Chi prega deve cercare in primo luogo il Regno, molto più degli interessi personali. L’accoglienza della preghiera da parte di Dio non dipende dalla ripetizione delle parole, bensì dalla bontà di Dio che è Amore e Misericordia. Lui vuole il nostro bene e conosce i nostri bisogni, prima ancora delle nostre preghiere.

Matteo poi aggiunge al nome del Padre l’aggettivo nostro e l’espressione che sei nei cieli La vera preghiera è un rapporto che ci unisce al Padre, ai fratelli e alle sorelle, alla natura. La familiarità con Dio non è intimista, ma esprime la consapevolezza di appartenere alla grande famiglia umana, a cui partecipano tutte le persone, di tutte le razze e di tutti i credi: L’esperienza di Dio Padre è il fondamento di fraternità universale.

Dopo Dio vengono i fratelli/sorelle, con quattro richieste: Pane, Perdono, Vittoria, Libertà ossia chiediamo di restaurare e rinnovare il rapporto tra le persone. Ricordiamocene ogni qual volta preghiamo con queste parole.

p. Arturo


Fonte: Telegram

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