p. Arturo MCCJ – Commento al Vangelo del 12 Maggio 2020

Gesù da inizio al suo discorso d’addio, che poi si svilupperà per altri capitoli. In questo pochi versetti sentiamo l’augurio di pace che Gesù offre a chi lo ascolta. Per noi la pace ci ricorda il silenzio, la quiete, la tranquillatà, il pieno relax, ma non crediate che questo sia il senso dell’augurio di Gesù.

Lui era Ebreo e l’augurio del SHALOM era qualcosa di molto più profondo e religioso. La Shalom era la pienezza della vita: era come augurare la salute, la prosperità, l’armonia tra le persone e non la fuga e l’isolamento. Ancora di più, augurare la pace era un invito a costruire quella vera e non abbracciare cecamente la PAX romana, che si fondava sulla violenza, sull’esclusione , sul potere.

Accettare la pace di Gesù significava, e ancora oggi significa, accogliere il Vangelo nella sua pienezza e nelle sue sfide: Dare la vita per gli altri, condividere quel poco che abbiamo, credere nell’intervento di Dio anche nei momenti più bui, essere aperti al perdono, accogliere lo straniero, ecc. Viviamo in un paese che si dice cattolico cristiano, eppure sono molti quelli che seguono i principi (o il ‘prìncipe’) del mondo: pensa per te, accumula, divertiti, dividi, odia, insulta, …basta aprire facebook per rendercene conto…

La Pace, o SHALOM, non è qualcosa che cade dall’alto, ma che Gesù ci ha lasciato da costruire.

p. Arturo MCCJ

Fonte: Telegram

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