Ordine dei Carmelitani – Commento al Vangelo del 7 Ottobre 2019

Il vangelo di oggi presenta la parabola del Buon Samaritano. Meditare una parabola è la stessa cosa che approfondire la vita, per scoprire in essa le chiamate di Dio. Nel descrivere il lungo viaggio di Gesù a Gerusalemme (Lc 9,51 a 19,28), Luca aiuta le comunità a capire meglio in cosa consiste la Buona Novella del Regno. Lo fa presentando persone che vengono a parlare con Gesù e gli pongono domande. Sono domande reali della gente del tempo di Gesù e sono anche domande reali delle comunità del tempo di Luca. Così, nel vangelo di oggi, un dottore della legge chiede: “Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” La risposta, sia del dottore che di Gesù, aiuta a capire meglio l’obiettivo della Legge di Dio.

Luca 10,25-26: “Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” Un dottore, conoscitore della legge, vuole provocare Gesù e gli chiede: “Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” Il dottore pensa che deve fare qualcosa per poter ereditare. Vuole garantire l’eredità per il suo sforzo Ma un’eredità non si merita. L’eredità la riceviamo per il semplice fatto di essere figlio, o figlia. ”Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio”. (Gal 4,7). Come figli e figlie non possiamo fare nulla per meritare l’eredità. Possiamo perderla!

Luca 10,27-28: La risposta del Gesù risponde con una nuova domanda: “Cosa dice la legge?” Il dottore risponde correttamente, unendo due frasi della Legge, dice: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. La frase viene dal Deuteronomio (Dt 6,5) e dal Levitico (Lv 19,18). Gesù approva la risposta e dice: “Fa’ questo e vivrai!” L’importante, la cosa principale è amare Dio! Ma Dio viene fino a me nel prossimo. Il prossimo è la rivelazione di Dio per me. Per questo, devo amare anche il prossimo con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima e con tutta la mia forza e con tutta la mia mente!

Luca 10,29: “E chi è il mio prossimo?” Volendo giustificarsi, il dottore chiede: “E chi è il mio prossimo?” Lui vuole sapere: “In quale prossimo Dio viene fino a me?” Ossia, qual ’è la persona prossima a me che è la rivelazione di Dio per me? Per i giudei, l’espressione prossimo era legata al clan. Colui/colei che non apparteneva al clan, non era prossimo. Secondo il Deuteronomio, loro potevano sfruttare lo “straniero”, ma non il “prossimo” (Dt 15,1-3). La prossimità si basava sui legami di razza e di Gesù ha un altro modo di vedere, che esprime nella parabola del Buon Samaritano.

Luca 10,30-36: La parabola.

Luca 10,30: L’assalto lungo la strada di Gerusalemme verso Gerico. Tra Gerusalemme e Gerico si trova il deserto di Giuda, rifugio di rivoltosi, emarginati ed assaltati. Gesù racconta un fatto reale che sarà avvenuto molte volte. “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto”.

Luca 10,31-32: Passa un sacerdote, passa un Casualmente, passa un sacerdote e, subito dopo un levita. Sono funzionari del Tempio, della religione ufficiale. I due videro l’assaltato, ma passarono oltre. Non fecero nulla. Perché non fecero nulla? Gesù non lo dice. Lascia supporre con chi identificarsi. Deve essere successo molte volte, sia nel tempo di Gesù come pure al tempo di Luca. Avviene anche oggi: una persona di chiesa passa vicino a un povero senza dargli un aiuto. Può essere anche che il sacerdote ed il levita avessero una giustificazione: “Non è il mio prossimo!” o: “E’ impuro e se lo tocco, rimango anch’io impuro” Ed oggi: “Se lo aiuto, perdo la Messa della domenica e commetto peccato mortale!”

Luca 10,33-35: Passa un samaritano. Subito dopo passa un samaritano che stava in viaggio. Vede, è mosso a compassione, si avvicina, cura le piaghe, mette l’uomo sulla sua giumenta, lo porta nella vicina locanda, si cura di lui durante la notte ed il giorno dopo dà due denari al padrone della locanda, lo stipendio di dieci giorni e gli dice: “Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più te lo rifonderò al mio ritorno!” E’ l’azione concreta ed efficiente. E’ l’azione progressiva: arrivare, vedere, essere mossi dalla compassione, avvicinarsi ed agire. La parabola dice “un samaritano che era in viaggio”. Anche Gesù era in viaggio fino a Gerusalemme. Gesù è il buon samaritano. Le comunità devono essere il buon samaritano.

Luca 10,36-37: Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. All’inizio, il dottore aveva chiesto: “Chi è il mio prossimo?” Dietro la domanda c’era la preoccupazione per lui. Voleva sapere: “Dio mi ordina di amare chi, in modo da poter avere la coscienza in pace e dire: Ho fatto tutto ciò che Dio mi ha chiesto” Gesù porge un’altra domanda: “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. La condizione di prossimo non dipende dalla razza, dalla parentela, dalla simpatia, dalla vicinanza o dalla L’umanità non è divisa in prossimo e non prossimo. Sapere chi è il nostro prossimo dipende da noi: arrivare, vedere, essere mossi dalla compassione ed avvicinarsi. Se tu ti avvicini, l’altro diventa il tuo prossimo! Dipende da te e non dall’altro! Gesù rovescia tutto e toglie al dottore la sicurezza che gli poteva venire dalla legge.

I Samaritani. La parola samaritano viene da Samaria, capitale del regno di Israele nel Nord. Dopo la morte di Salomone, nel 1931 prima di Cristo, le dieci tribù del Nord si separarono dal regno di Giuda nel Sud e formarono un regno indipendente (1 Re 12,1- 33). Il Regno del Nord sopravisse per 200 anni Nel 722, il suo territorio fu invaso dall’Assiria. Gran parte della sua popolazione venne deportata (2 Re 17,5-6) e gente di altri popoli giunsero in Samaria (2 Re 17,24). Ci fu una mescolanza di razze e religioni (2 Re 17,25-33), da cui nacquero i samaritani. I giudei del Sud disprezzavano i samaritani considerandoli infedeli ed adoratori di falsi dei (2 Re 17,34-41). C’erano molti preconcetti contro i samaritani. Erano mal visti. Si diceva di loro che avevano una dottrina errata e che non facevano parte del popolo di Dio. Alcuni giunsero al punto di dire che essere samaritani era cosa del diavolo (Gv 8,48). Molto probabilmente, la causa di questo odio non era solo una questione di razza e di religione. Era anche un problema politico-economico, legato al possesso della terra. Questa rivalità perdurava anche al tempo di Gesù. Ma Gesù pone i samaritani come modello ed esempio per gli altri.

Per un confronto personale

  • Il samaritano della parabola non era del popolo giudeo, ma lui faceva ciò che Gesù chiede. Ciò avviene oggi? Tu conosci gente che non va in chiesa, ma vive ciò che il vangelo chiede? Chi sono oggi il sacerdote, il levita ed il samaritano?
  • Il dottore chiese: “Chi è il mio prossimo?” Gesù chiese: “Chi fu prossimo dell’ uomo vittima dei briganti?” Sono due prospettive diverse: il dottore chiede partendo da sé. Gesù chiede partendo dai bisogni dell’altro. Qual è la mia prospettiva?

2)  Preghiera finale

Fonte: www.ocarm.org

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Chi è il mio prossimo?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10, 25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore.

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