Mons. Costantino Di Bruno – Commento alle letture del 19 Agosto 2019

Il commento alle letture del 19 Agosto 2019 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Se vuoi essere perfetto

Gdc 2,11-19; Sal 105: Mt 19, 16-22

Gesù è venuto a dare compimento a tutta la Legge e i Profeti. Il primo compimento è morale. Si deve superare la giustizia degli scribi e dei farisei. Questo superamento è dato attraverso le sei contrapposizioni tra Legge Antica e Nuova. Ecco degli esempi.

Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Cfr. Mt 5,20-4).

Alla perfezione morale Gesù vuole che si aggiunga, per coloro che sono chiamati, la perfezione spirituale. In cosa consiste tale perfezione? Nel consegnare al Signore tutta intera la loro vita perché Lui ne faccia uno strumento per l’annunzio del Vangelo e per l’edificazione del suo Regno sulla nostra terra. Dal momento che nessun uomo potrà servire due padroni, non potrà curare le cose della terra e le cose del Regno, è necessario, anzi obbligatorio che si lascino le cose della terra e ci si dedichi interamente alle cose del Regno di Dio. È questa perfezione che l’uomo rifiuta. La rifiuta perché il suo cuore è attaccato alle cose della terra, ai beni di questo mondo. La tristezza attesta la non libertà del cuore. Quest’uomo è attratto da Gesù ed è attratto dalla ricchezza. Sceglie la ricchezza, lascia Cristo. Ma Cristo è il vero bene, la vera ricchezza. È l’ideale della sua vita. È quanto il suo cuore cerca. Ma esso è prigioniero. Non ha la forza di seguire il meglio, anzi l’ottimo per lui. Se ne va triste.

Ed ecco, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.

La tristezza è segno di sconfitta. Attesta e rivela prigionia. L’uomo sa di essere schiavo, prigioniero, succube dei suoi molti beni. Avrebbe potuto liberarsi da questa schiavitù se avesse chiesto la grazia al Signore. Quando il cuore è chiamato in alto e non riesce, allora è il tempo che ci si metta in preghiera. Quanto ha fatto Cristo Gesù nell’Orto degli Ulivi è chiamato a farlo ogni altro uomo. La carne è debole. Lo spirito, se vuole vincere la debolezza della carne, deve attingere ogni grazia nel suo Dio. Gesù lo ha sempre insegnato. Certe specie di diavoli non si tolgono se non con la preghiera. Il diavolo della ricchezza si toglie con preghiera intensa, senza alcuna interruzione.

Madre di Dio, Angeli, Santi, otteneteci dal Padre lo Spirito della preghiera fiduciosa.

Fonte@MonsDiBruno

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