Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 29 Novembre 2019

Il commento alle letture del 29 Novembre 2019 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Le mie parole non passeranno

Dan 7,2-14; C Dn 3,75-81; Lc 21,29-33

Il cristiano mentre vive la speranza che è attesa nella fede che la Parola di Gesù si compia tutta per lui, deve essere a sua volta seminatore di speranza per gli altri. Chi non semina la Parola della speranza attesta che lui non vive nell’attesa del compimento della speranza verso la sua persona. Costui vive di fede malata. Anche la sua missione è malata di ignavia, accidia, ozio, grande omissione. Si vive la speranza. Si semina la speranza. Non si vive la speranza. Mai la si può seminare nei cuori. Questa verità è annunziata presso il pozzo di Giacobbe da Gesù ai suoi discepoli. Essi raccolgono oggi il seme della speranza seminato ieri. Oggi essi devono seminare il seme della speranza che domani raccoglieranno altri. Si semina e si raccoglie.

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica» (Gv 4,31-38).

La Lettera agli Ebrei rivela che dai tempi di Noè passando per profeti, giusti, patriarchi, ogni altro uomo di Dio, la parola della speranza è giunta fino a noi, perché mentre questi uomini attendevano per essi il compimento della speranza erano tutti seminatori della Parola. Se la Parola non si semina, la speranza muore. Il solo seme della vera speranza è la Parola di Gesù. Si tace la Parola di Gesù, muore la speranza nei cuori. Mai questa comunione di vita nella Parola della speranza e di semina della Parola della speranza deve morire. Muore questa comunione, muore la Parola, muore la speranza.

E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti; per fede, essi conquistarono regni, esercitarono la giustizia, ottennero ciò che era stato promesso, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, sfuggirono alla lama della spada, trassero vigore dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. Alcune donne riebbero, per risurrezione, i loro morti. Altri, poi, furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono insulti e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, tagliati in due, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – di loro il mondo non era degno! –, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra. Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi (Cfr. Eb 11,1-40).

Gesù lo dice con grande fortezza nello Spirito Santo. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Esse si compiranno nella storia e nell’eternità. Se oggi c’è un peccato cristiano esso è proprio questo: non si semina più la Parola della speranza, perché essa neanche più si vive. Si è rotta la comunione tra vita nella speranza e semina della Parola della speranza. Il mondo è senza la Parola della speranza perché in esso non viene più seminata. Se il cristiano non edifica più se stesso sulla Parola, potrà mai indicare la Parola come unico seme della speranza?

E disse loro una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

Oggi il nostro Dio ha una sola volontà sul cristiano: che viva e semini la Parola di Gesù.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni cristiano semina la Parola della speranza.

Fonte@MonsDiBruno

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