Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 27 Giugno 2022

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LUNEDÌ 27 GIUGNO – TREDICESIMA SETTIMANA T. O . [C]

E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

Il Signore oggi ha bisogno di operai per la sua messe. Oggi Lui ha bisogno e oggi si deve rispondere. Un attimo prima si è sulla terra e un attimo dopo nell’eternità. Se nell’attimo di prima il Vangelo non è stato annunciato, un attimo dopo si può anche essere già nell’eternità con il rischio della perdizione eterna. La risposta immediata è richiesta dal fine di essa che è la salvezza eterna di ogni uomo che vive sulla faccia della terra. Immagine di immediatezza è Giezi, il servo di Eliseo.

C’è un morto da risuscitare e non si deve perdere tempo: “Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era un’illustre donna, che lo trattenne a mangiare. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. Ella disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Facciamo una piccola stanza superiore, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare». Un giorno che passò di lì, si ritirò nella stanza superiore e si coricò. Egli disse a Giezi, suo servo: «Chiama questa Sunammita». La chiamò e lei si presentò a lui.

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Eliseo disse al suo servo: «Dille tu: “Ecco, hai avuto per noi tutta questa premura; che cosa possiamo fare per te? C’è forse bisogno di parlare in tuo favore al re o al comandante dell’esercito?”». Ella rispose: «Io vivo tranquilla con il mio popolo». Eliseo replicò: «Che cosa si può fare per lei?». Giezi disse: «Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio». Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; ella si fermò sulla porta. Allora disse: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia». Ella rispose: «No, mio signore, uomo di Dio, non mentire con la tua serva». Ora la donna concepì e partorì un figlio, nel tempo stabilito, in quel periodo dell’anno, come le aveva detto Eliseo.

Il bambino crebbe e un giorno uscì per andare dal padre presso i mietitori. Egli disse a suo padre: «La mia testa, la mia testa!». Il padre ordinò a un servo: «Portalo da sua madre». Questi lo prese e lo portò da sua madre. Il bambino sedette sulle ginocchia di lei fino a mezzogiorno, poi morì. Ella salì a coricarlo sul letto dell’uomo di Dio; chiuse la porta e uscì. Chiamò il marito e gli disse: «Mandami per favore uno dei servi e un’asina; voglio correre dall’uomo di Dio e tornerò subito». Quello domandò: «Perché vuoi andare da lui oggi? Non è il novilunio né sabato». Ma lei rispose: «Addio». Sellò l’asina e disse al proprio servo: «Conducimi, cammina, non trattenermi nel cavalcare, a meno che non te lo ordini io». Si incamminò; giunse dall’uomo di Dio sul monte Carmelo.

Quando l’uomo di Dio la vide da lontano, disse a Giezi, suo servo: «Ecco la Sunammita! Su, corrile incontro e domandale: “Stai bene? Tuo marito sta bene? E tuo figlio sta bene?”». Quella rispose: «Bene!». Giunta presso l’uomo di Dio sul monte, gli afferrò i piedi. Giezi si avvicinò per tirarla indietro, ma l’uomo di Dio disse: «Lasciala stare, perché il suo animo è amareggiato e il Signore me ne ha nascosto il motivo; non me l’ha rivelato». Ella disse: «Avevo forse domandato io un figlio al mio signore? Non ti dissi forse: “Non mi ingannare”?». Eliseo disse a Giezi: «Cingi i tuoi fianchi, prendi in mano il mio bastone e parti. Se incontrerai qualcuno, non salutarlo; se qualcuno ti saluta, non rispondergli. Metterai il mio bastone sulla faccia del ragazzo».

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La madre del ragazzo disse: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò». Allora egli si alzò e la seguì. Giezi li aveva preceduti; aveva posto il bastone sulla faccia del ragazzo, ma non c’era stata voce né reazione. Egli tornò incontro a Eliseo e gli riferì: «Il ragazzo non si è svegliato». Eliseo entrò in casa. Il ragazzo era morto, coricato sul letto. Egli entrò, chiuse la porta dietro a loro due e pregò il Signore. Quindi salì e si coricò sul bambino; pose la bocca sulla bocca di lui, gli occhi sugli occhi di lui, le mani sulle mani di lui, si curvò su di lui e il corpo del bambino riprese calore. Quindi desistette e si mise a camminare qua e là per la casa; poi salì e si curvò su di lui. Il ragazzo starnutì sette volte, poi aprì gli occhi. Eliseo chiamò Giezi e gli disse: «Chiama questa Sunammita!». La chiamò e, quando lei gli giunse vicino, le disse: «Prendi tuo figlio!». Quella entrò, cadde ai piedi di lui, si prostrò a terra, prese il figlio e uscì” (2Re 4,8-37). Tutto il mondo è nella morte e va risuscitato.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 8,18-22

Quando si è chiamati per il regno si deve pensare sempre alla morte. Quando la morte viene non si saluta nessuno. Essa viene, prende, porta via. Non ci sono né saluti e ne abbracci e né feste di commiato. All’istante viene e all’istante si lascia tutto e si parte. Molto di più dovrà essere per il regno di Dio che chiama al suo servizio.

Si lascia tutto e ci si dispone ad essere interamente a servizio del Vangelo della grazia, della luce, della vita, della verità, della giustizia, della pace, della vera carità. Il chiamato a porsi al servizio del regno ha dinanzi a sé un mondo intero da portare nella luce. Se il mondo rimane nelle tenebre e muore, non c’è salvezza eterna. La Madre di Dio ci aiuti a comprendere questo grande mistero.

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