Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 26 Gennaio 2020

Il commento alle letture del 26 gennaio 2020 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini

DOMENICA 26 GENNAIO (Mt 4,12-23)

Creatore di tutto ciò che è stato, che è, che sarà, sia in campo materiale che spirituale, è solo il Signore. Quella del Signore non è però una creazione statica, che si compie una volta per sempre. La sua è invece creazione dinamica. Il nostro Dio non è stato il Creatore. È oggi. Sarà domani e sempre. Lui sempre opera per creare cose nuove sulla nostra terra. Noi siamo momento per momento un frutto del suo amore e della sua verità, ad immagine delle quali Lui oggi e sempre vuole crearci. Ancora una verità va posta in luce. Gli inizi della creazione, o la nostra entrata nella vita, sono senza la nostra volontà. A chi non esiste non si può chiedere se vuole esistere. Non esiste. Dal momento dell’esistenza Dio ci crea, se noi vogliamo essere creati. Ci rinnova, se vogliamo essere rinnovati. Ci conduce alla bellezza della nostra creazione che è la più alta santità, se noi vogliamo essere da Lui santificati. Senza la nostra volontà il nostro Dio nulla potrà fare per noi. Potrà inondarci di ogni grazia, ma sempre è necessario che noi facciamo nostra la grazia di Dio e da Lui ci lasciamo fare nella verità.

Oggi Gesù dice a Simone e Andrea: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. Quando li farà pescatori di uomini? Ogni giorno, momento per momento. Ogni giorno dovranno lasciarsi fare pescatori. Neanche dopo la Pentecoste Pietro è perfetto pescatore di uomini. Anche dopo, giorno per giorno, Gesù lo dovrà fare pescatore di uomini: “Il giorno dopo, mentre quelli erano in cammino e si avvicinavano alla città, Pietro, verso mezzogiorno, salì sulla terrazza a pregare. Gli venne fame e voleva prendere cibo. Mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi: vide il cielo aperto e un oggetto che scendeva, simile a una grande tovaglia, calata a terra per i quattro capi. In essa c’era ogni sorta di quadrupedi, rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: «Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «Non sia mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di profano o di impuro». E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano». Questo accadde per tre volte; poi d’un tratto quell’oggetto fu risollevato nel cielo. Mentre Pietro si domandava perplesso, tra sé e sé, che cosa significasse ciò che aveva visto, ecco gli uomini inviati da Cornelio: dopo aver domandato della casa di Simone, si presentarono all’ingresso, chiamarono e chiesero se Simone, detto Pietro, fosse ospite lì. Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano; àlzati, scendi e va’ con loro senza esitare, perché sono io che li ho mandati»” (At 10,9-20). Pietro ancora non sa come si pescano le Genti e si portano nella barca del regno dei cieli. Gesù, nello Spirito Santo, lo fa pescatore di popoli e nazioni. Il “farò” di Gesù è dinamico, non statico, dura una vita, non un attimo.

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Ogni giorno il Signore deve farci battezzati, cresimati. Ogni giorno deve farci presbiteri, vescovi, papi. Ogni giorno deve creare l’unità e l’indissolubilità della coppia. Gesù farà se l’uomo si lascia fare. La dinamicità di Gesù deve essere dinamicità del discepolo. Noi invece pensiamo che tutto sia statico. Non ci lasciamo fare e falliamo la vita.

Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a lasciarci fare ogni giorno da Cristo Signore.

Fonte@MonsDiBruno

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