Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 18 Ottobre 2021

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SAN LUCA EVANGELISTA

Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”.

Mandando Gesù i suoi discepoli nel mondo, raccomanda loro la prudenza. Essa  è virtù essenziale per la costruzione del Regno di Dio tra gli uomini. La Prudenza dice vigilanza, circospezione, attenzione a come si parla e a come si agisce; la prudenza dice soprattutto saggezza, perché dalla nostra opera il più grande bene sorga e perché da essa nessun male ricada sulla persona che ha fatto il bene. La prudenza è la virtù più necessaria per chi vuole costruire il regno di Dio sulla terra e senza prudenza il regno non si costruisce. La non prudenza distrugge il costruttore del Regno e annulla anche il lavoro che altri fanno. La prudenza nasce però da un cuore tutto inabitato dallo Spirito del Signore, perché la prudenza altro non è che la visione anzi tempo dei frutti di bene o di male che produce una nostra parola, o una nostra azione. Vedere anzi tempo il risultato di una nostra opera è solo grazia dello Spirito. Nello Spirito Santo si vede, nello Spirito Santo si parla e si opera, nello Spirito Santo si va per il mondo, nello Spirito Santo si predica il Vangelo della salvezza. Se non si è nello Spirito Santo neanche si è nella prudenza. Se non si è nella prudenza, la nostra parola e le nostre opere potranno causare un grande male contro noi stessi. Gesù si è sempre custodito nella volontà del Padre suo perché si è sempre custodito nello Spirito Santo. La sua custodia deve essere la nostra custodia, la sua via la nostra vita, il suo Santo Spirito il nostro Santo Spirito.

Gesù vuole i suoi discepoli liberi, non appesantiti, senza convenevoli. Il regno di Dio non può subire ritardi a causa di intralci di nessun genere. Sarebbe questo un cattivo servizio a Dio e all’uomo. Gesù vuole che i suoi discepoli portino la pace, la donino a quella casa dove essi stanno per entrare.  L’uomo non ha pace, l’ha persa; Cristo è l’autore della pace e lui l’ha consegnata nelle mani dei suoi discepoli. Sono essi a darla al mondo e la danno a quanti li accolgono e dispongono il cuore all’accoglienza di Gesù. In fondo il discepolo è solo legame tra Gesù e la gente, e lui deve sempre far trasparire dietro di sé l’Autore della parola, della pace, della gioia e della vita che egli viene a portare nel nome di Gesù.

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Figlio della pace è colui che accoglie la parola, il vangelo, la buona novella; è colui che dispone il suo cuore alla vita secondo la parola annunziata. Solo su costui si posa la pace, in caso contrario la pace offerta ritorna su chi l’ha data.  Il mondo non può illudersi di possedere la pace senza Cristo; né il cristiano può pensare di ottenere la pace senza l’accoglienza della Parola. Parola e pace sono la stessa cosa, perché la Parola è la fonte, la sorgente della Pace. La Pace di Dio è data dal Missionario, ma essa vive solo nella Parola e senza la Parola vissuta essa ritorna su chi l’ha data.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 10,1-9

Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.

Gesù rassicura i suoi circa il sostentamento materiale. Chi annunzia il Vangelo ha diritto di ricorrere alla carità del fratello cui il Vangelo viene annunziato. Tuttavia anche il sostentamento deve essere una condivisione della vita che l’altro conduce. Nessuna pretesa, nessuna esigenza, nessun “menu” particolare, nessuna attenzione personale. La comunione nel vitto deve essere piena. Inoltre Gesù vuole che i suoi non vadano di casa in casa, ma si fermino in quella casa che li ha accolti. Anche questa è regola di prudenza. Il missionario non deve mai esporre se stesso alla parola vana della gente, al fine di non mortificare o di non compromettere la sua missione. È peccato compromettere la propria credibilità a causa di imprudenze di questo genere.

Il missionario non deve giudicare la bontà delle sue azioni partendo dalla sua santità o dalla sua coscienza, o dottrina; deve sempre pensarla alla luce dell’ignoranza, della malvagità, delle dicerie e dei pettegolezzi della gente, al fine di evitare tutto ciò che potrebbe in qualche modo danneggiarlo. È questo uno degli errori più gravi che si commettono quando lo Spirito Santo non governa il nostro cuore, la nostra anima, la nostra mente, i nostri desideri, la nostra volontà, ogni nostra azione e decisione. Il missionario è mandato nel mondo per annunciare la volontà del Padre, mai la sua volontà, mai i suoi pensieri, mai i suoi desideri. Come annuncerà la volontà del Padre che è volontà di Cristo Gesù? Lasciandosi illuminare sempre dallo Spirito Santo. È lo Spirito che deve parlare ai cuori, mai il missionario. Il missionario dovrà essere solo e sempre profeta dello Spirito Santo, sua bocca attraverso cui esce l’alito dello Spirito Santo secondo la volontà dello Spirito Santo. La Parola dello Spirito del Signore è sempre una spada a doppio taglio. Essa è parola di luce per quelli che desiderano entrare nella luce. È parola di morte per tutti coloro che amano la morte e si incamminano verso di essa.

Né il missionario deve pensare di poter imitare Gesù e recarsi di qua e di là, da questo o da quello. Non lo può a causa della differenza di santità che intercorre tra lui e Gesù. Gesù è il Santo, il Santissimo, Colui che non conobbe il peccato, Colui che sapeva con chi aveva a che fare, poiché lui conosceva ciò che c’è in ogni uomo. Il missionario non vede che la faccia della gente e la faccia non è il cuore e lui non sa cosa c’è nel cuore dell’altro, per questo deve essere prudente. Gesù non va imitato nelle sue opere e nelle sue azioni. Queste sono solo sue e di nessun altro. Gesù va imitato nell’umiltà e nella mitezza. Lo si imita nell’umiltà sottoponendosi ad ogni obbedienza, ad ogni comando che nello Spirito Santo giunge a noi dal Padre. Lo si imita nella mitezza vivendo ogni croce facendo di essa un sacrificio, un olocausto da offrire al Padre per la conversione dei cuori.

Gesù comanda ai suoi discepoli di vivere con semplicità, ma anche di rendersi utili a quella città curando i malati, non solo ma anche annunziando loro il regno di Dio che è vicino, che è portato loro dalla Parola che essi annunziano.  Gesù ha un amore particolare per i malati, per la loro sofferenza, per il loro disagio. Vuole che i suoi discepoli li guariscano, o se non possono guarirli che non li trascurino e diano loro quella speranza che traspare dal loro amore. L’amore che si piega su un ammalato infonde tanta speranza, infonde la certezza che c’è qualcuno capace di condividere la sofferenza e la malattia. La malattia di cui sempre i discepoli di Gesù dovranno farsi carico è il peccato. Essi sono mandati nel mondo per liberare ogni uomo da questo pesante fardello di morte. Gesù ha espiato i peccati del mondo, ha cancellato ogni pena ad essi dovuta prendendo tutto su di sé e tutto espiando sul legno della croce. Lui ha dato la sua vita per la nostra morte. Ha preso su di sé la nostra morte e ci ha donato la sua vita. Mirabile scambio. Anche il discepolo di Gesù deve operare questo mirabile scambio. Lui deve prendere la morte di ogni uomo e in cambio dare la sua vita. Questo scambio potrà avvenire se la sua vita è vita di Cristo in lui, nello Spirito Santo. Altrimenti sarebbe uno scambio di morte con la morte. La Madre di Gesù venga in nostro aiuto. Ci insegni ad operare questo mirabile scambio di vita con la morte.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.