Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 18 Marzo 2021

Se credeste a Mosè, credereste anche a me

GIOVEDÌ 18 MARZO (Gv 5,31-47)

Quando nei Vangeli si parla di Mosè, non si parla solo del Pentateuco, in modo del tutto speciale del Deuteronomio, nel quale viene promesso un profeta pari a Mosè: “Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”. Forse potresti dire nel tuo cuore: “Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detto?”. Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore. Il profeta l’ha detta per presunzione. Non devi aver paura di lui” (Dt 18,15-22). Quando si parla di Mosè, si parla generalmente dell’Antico Testamento, un tempo suddiviso in Legge, Profeti, Salmi. Chi crede nella Scrittura Antica necessariamente dovrà credere in Gesù Signore, perché Lui altro non fa nella sua vita che dare compimento ad ogni profezia, promessa, giuramento di Dio. In Gesù tutte le Parole antiche prendono vita, si fanno storia. Ecco perché Gesù può dire: “Se credeste a Mosè, credereste anche a me”. Lui è la vita vera di quelle antiche parole.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

Quanto Gesù dice di sé riguardo all’Antico Testamento, ogni cristiano deve dirlo del Nuovo Testamento verso se stesso. Come Gesù è la vita vera di ogni Parola del Padre precedentemente detta, così il cristiano deve essere la vita vera di ogni Parola di Cristo Gesù contenuta nei testi sacri. Solo che questo il cristiano non lo può dire perché non vive tutte le parole di Cristo Gesù. Spesso non ne vive neanche una e per questo mai si potrà appellare al Vangelo per attestare la sua verità. Come Gesù poteva dire: Credi in me e crederai nel Padre, perché da Lui parlo e le sue opere compio, così anche il cristiano dovrebbe sempre poter dire: Credi in me, perché io dal cuore di Cristo e dal suo Santo Spirito parlo e anche le opere sono di Lui, perché per Lui vengono fatte. Se oggi c’è poca fede in molti cuori, la responsabilità è del cristiano. La sua testimonianza resa a Cristo è priva di ogni compimento della Parola del Vangelo. Quando si opera questa separazione tra Vangelo, Parola e vita, mai potrà nascere la vera fede nei cuori.

Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fate che il cristiano sia vera vita del Vangelo.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.

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