Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 14 Marzo 2022

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LUNEDÌ 14 MARZO – SECONDA SETTIMANA DI QUARESIMA [C]

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

La misericordia del Signore ha un solo fine: la redenzione e la salvezza di ogni uomo. A nulla serve ogni altra misericordia, se poi si lascia l’uomo nel peccato e nella morte. Questa verità mai dovrà essere dimenticata dai discepoli di Gesù. Ecco come parla della compassione del Signore in vista del pentimento e della conversione alla verità il Libro della Sapienza: “Non era certo in difficoltà la tua mano onnipotente, che aveva creato il mondo da una materia senza forma, a mandare loro una moltitudine di orsi o leoni feroci o bestie molto feroci, prima sconosciute e create da poco, che esalano un alito infuocato o emettono un crepitìo di vapore o sprizzano terribili scintille dagli occhi, delle quali non solo l’assalto poteva sterminarli, ma lo stesso aspetto terrificante poteva annientarli.

Anche senza queste potevano cadere con un soffio, perseguitati dalla giustizia e dispersi dal tuo soffio potente, ma tu hai disposto ogni cosa con misura, calcolo e peso. Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi si opporrà alla potenza del tuo braccio? Tutto il mondo, infatti, davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure   formata.

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Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore (Sap 11,17-12,2).

Gesù nel Vangelo secondo Giovanni rivela che è in Lui che si compie la figura del serpente di bronzo. È la fede in Lui, dono del Padre, che crea la salvezza nei cuori: “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.  E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie.

Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3,14-21). Oggi serpente vivo, dono del Padre all’umanità per la sua salvezza, è ogni membro del corpo di Cristo. Il Padre è misericordioso perché ci ha donato il Figlio suo per la nostra salvezza. Cristo è misericordioso perché si è lasciato donare per la salvezza dell’umanità. Il discepolo di Gesù è misericordioso come il Padre, come il Figlio, se nel Padre e nel Figlio, sempre condotto e mosso dallo Spirito Santo, si lascia donare per la salvezza di ogni uomo. Come Dio ha dato il Figlio suo per noi che eravamo empi, così ogni discepolo di Gesù si deve lasciare donare non per i giusti, ma per gli empi, per quanti sono lontano da Dio e dalla sorgente della salvezza che è Gesù Signore.

Ecco cosa leggiamo nelle Lettera ai Romani: “Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.

Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione “(Rm 5,6-11). Senza l’offerta della nostra vita al Padre, in Cristo, nello Spirito Santo, la salvezza di Cristo non si compie e l’uomo rimane nella sua empietà. Invece il cristiano si dona in sacrificio al Padre e molti cuori per la sua offerta vengono attratti a Cristo.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 6,36-38

Il discepolo che dona tutta la sua vita al Padre per la salvezza di ogni uomo, con la sua vita dona al Padre tutto ciò che lui è e possiede, sia in beni materiali che in beni spirituali. Ogni dono è dato al Padre. Il Padre lo accoglie e poi per opera del suo Santo Spirito lo distribuisce secondo la sua volontà. Ecco perché la misericordia sia spirituale che materiale deve essere sempre ispirata e mossa dallo Spirito Santo. Tutto deve essere dalla volontà del Padre, nulla dalla nostra volontà. Ora, poiché oggi ci stiamo separando dal Padre e dal Figlio e dallo Spirito Santo, la nostra misericordia mai potrà rivestirsi di dimensione soprannaturale. Ma il cristiano può solo conoscere e vivere questa misericordia. Vergine Maria, Madre della vera misericordia, aiutaci a vivere di soprannaturale pietà.