Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 13 Novembre 2020

Come avvenne nei giorni di Noè

VENERDÌ 13 NOVEMBRE (Lc 17,26-37)

Finché Noè non avrà costruito l’arca ognuno può continuare nella sua malvagità, cattiveria, ingiustizia. Poi finisce il tempo del pentimento e della conversione. Chiusa la porta dell’arca, l’acqua devasterà la terra: “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c’è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà” (Gen 6,1-17). Noè ha creduto prima, ha creduto dopo. Ha salvato la vita sulla terra. La fede di uno salva i molti.

Con Lot abbiamo un’altra storia. Lui è giusto. Il Signore lo toglie dalla città del peccato. Per lui, per la sua giustizia, anche la moglie e le figlie vengono salvate. C’è però un ordine. Lot e i suoi dovranno fuggire lontano dal fuoco, senza voltarsi indietro. Attardarsi è morire. La moglie si attarda a guadare, diviene una statua di sale: “Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». Presto, fuggi, perché io non posso far nulla finché tu non vi sia arrivato». Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale” (Gen 19,1-26). Quando il Signore interviene nella storia, c’è un solo fine da raggiungere: salvare la propria vita. Persone e cose vanno lasciate alla loro sorte. Pensare di salvare cose o persone, è perdere la propria vita. Perché allora non applicare questo principio anche alla nostra morte? Noi non sappiamo quando essa verrà. Sappiamo però che verrà. Perché non portiamo la nostra vita nella purezza della fede e lasciamo che ogni cosa venga usata solo come servizio alla nostra fede? Perché come servizio alla fede non poniamo tutta la nostra persona in ogni sua relazione con le altre persone? La salvezza eterna è tutto e tutta la nostra vita deve avere un solo fine: raggiungere la beatitudine nei cieli santi.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà ;ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».

Il cielo è terso, pulito. Non appena sulla terra appare un cadavere, subito arrivano gli avvoltoi. Dove c’è un uomo, là c’è la morte, la sciagura, la distruzione, la calamità, la guerra, la devastazione. Come in ogni cosa il fine primario è conservarsi in vita, così fine primario dell’intera vita è raggiungere la vita eterna. Questi due fini sono obbligo di giustizia. A nulla serve fare altro, se poi si perde l’anima per l’eternità.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che nessuno finisca nella perdizione per nostra colpa.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.

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