Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 13 Marzo 2021

Due uomini salirono al tempio a pregare

SABATO 13 MARZO (Lc 18,9-14)

Salomone nella sua preghiera elevata al Signore nel giorno della consacrazione del tempio, rivela che non c’è nessun uomo che faccia solo il bene e non pecchi: “Quando peccheranno contro di te, poiché non c’è nessuno che non pecchi, e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i loro conquistatori li deporteranno in una terra ostile, lontana o vicina, se nella terra in cui saranno deportati, rientrando in se stessi, torneranno a te supplicandoti nella terra della loro prigionia, dicendo: “Abbiamo peccato, siamo colpevoli, siamo stati malvagi”, se torneranno a te con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima nella terra dei nemici che li avranno deportati, e ti supplicheranno rivolti verso la loro terra che tu hai dato ai loro padri, verso la città che tu hai scelto e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome, tu ascolta nel cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia. Perdona al tuo popolo, che ha peccato contro di te, tutte le loro ribellioni con cui si sono ribellati contro di te, e rendili oggetto di compassione davanti ai loro deportatori, affinché abbiano di loro misericordia, perché si tratta del tuo popolo e della tua eredità, di coloro che hai fatto uscire dall’Egitto, da una fornace per fondere il ferro” (1Re 8, 46-51). Tutti hanno bisogno di essere perdonati dal Signore. Anche il fariseo ha bisogno di perdono.

Il Salmista mentre canta la bellezza della Legge insegna che vi sono inavvertenze e peccati nascosti che neanche si vedono. C’è anche il grande e grave peccato dell’orgoglio. Per le inavvertenze chiede perdono e chiede anche che il Signore lo liberi da ogni orgoglio: “La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti, più preziosi dell’oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante. Anche il tuo servo ne è illuminato, per chi li osserva è grande il profitto. Le inavvertenze, chi le discerne? Assolvimi dai peccati nascosti. Anche dall’orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro da grave peccato. Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore” (Sal 19 (18) 8-15). Il fariseo è divorato dal peccato dell’orgoglio. Lui è nel tempio per declamare dinanzi al Signore le sue preclare virtù. In più è lì per disprezzare un suo fratello che lui giudica peccatore e neanche degno di entrare nel santo tempio. Il tempio è dei santi, non dei peccatori. E come se suggerisse al Signore di non ascoltare quella preghiera. Lui però non prega. Si loda soltanto.

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

È grave superbia non riconoscere i propri peccati. Dinanzi al Signore siamo tutti peccatori. Tutti abbiamo bisogno del suo perdono e della sua misericordia. Chi chiede perdono per i proprio peccati, avrà sempre misericordia dei suoi fratelli, peccatori come lui. Non li giudica. Non li condanna. Prega il Signore che anche i peccati dei suoi fratelli vengano perdonati. Chi ottiene misericordia dal Signore sempre deve implorare misericordia per ogni altro uomo. Per i discepoli di Gesù questa legge obbliga in ragione del loro essere tutti un solo corpo. Tutto il corpo prega per tutto il corpo. Tutto il corpo chiede perdono per tutto il corpo. Ma anche tutto il corpo deve santificare tutto il corpo. Se siamo un solo corpo, dobbiamo essere una sola misericordia.

Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fate che i cristiani vivano come solo corpo.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.

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