Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 10 Marzo 2022

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GIOVEDÌ 10 MARZO – PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA [C]

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.

L’uomo è ontologicamente povero. Questa è la sua natura. Lui è fatto di materia e di spirito. La materia trova il suo alimento traendolo dalla terra. Lo spirito invece lo trova traendolo da Dio. Dalla terra lo trae attraverso una mirabile comunione nella quale ogni altro uomo mette il suo sudore. Ma anche da Dio lo trae attraverso una mirabile comunione nella quale ognuno mette ogni suo dono di grazia, verità, giustizia, santità. Ma anche Dio per operare per il più grande bene dell’uomo riguardo sia al suo corpo e sia al suo spirito lo opera attraverso una mirabile comunione nello Spirito Santo. È grande ingiustizia usare dei frutti prodotti dalla comunione degli altri, sottraendo il nostro apporto alla creazione della comunione e alla sua stessa vita.

Ecco come l’Apostolo Paolo descrive questa mirabile comunione all’interno del corpo di Cristo: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.

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Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito” (1Cor 12,4-13).

Nella Lettera ai Romani insegna come va vissuto il proprio dono nel mistero della comunione: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato.

Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.

La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità” (Rm 12,1-13).  La ricchezza dell’uomo è la comunione. Fuori della comunione non c’è vera ricchezza. Vi potrà essere ricchezza materiale, ma questa ricchezza è già morte sulla terra e poi nell’eternità, perché è una ricchezza che non dona vita. Essa non è posta al servizio della comunione. Nella nostra purissima fede in Cristo, tutto deve essere messo nella comunione e tutto dalla comunione vissuto. Se questo non avviene, la nostra fede è vana.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 7,7-12

Chi può pregare il Padre e chi può pregare i fratelli? Coloro che pongono ogni loro dono sia materiale che spirituale nella comunione. Nella nostra fede tutto va vissuto nella comunione per creare comunione. Chi non è in questa comunione anche se prega, la sua preghiera è vana. È una preghiera di egoismo, non di comunione, dalla comunione, per creare comunione ancora più forte. Ecco come l’Apostolo Giacomo grida questa verità: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere?

Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano!” (Gc 2,14-19).