Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 5 Settembre 2020

“Il Figlio dell’uomo è signore del sabato”. Gesù è stato signore della Legge che ha portato a compimento nell’amore, è stato signore degli eventi, ed è stato obbediente alla Legge e agli eventi nell’amore fino al dono della vita. Signoria e sottomissione nella libertà e nell’amore.

Nel passo del vangelo che ci viene proposto oggi Gesù risponde alle critiche di alcuni farisei che rimproverano i suoi discepoli di fare in giorno di sabato ciò che non è lecito, citando un esempio tratto dalle Scritture. Davide e i suoi compagni, rimasti senza cibo nel corso di un viaggio, mangiarono il pane sacro dell’offerta, “ritirato dalla presenza del Signore, per mettervi pane fresco”, un pane che era lecito mangiare soltanto ai sacerdoti (1Sam 21,7). I discepoli raccolgono e mangiano spighe di grano trasgredendo la Legge che proibiva qualsiasi lavoro in giorno di sabato. Davide si è mostrato signore delle prescrizioni della Legge; Gesù si mostra signore del sabato, questo giorno voluto da Dio perché l’uomo si riposi dal lavoro, confessi la sua fede in lui, viva in pienezza il suo essere a immagine e somiglianza di Dio. Qualsiasi precetto, qualsiasi istituzione religiosa se si trasforma da mezzo a fine diventa un fattore di asservimento, diventa ideologia, non è più a servizio della vita e dell’amore.

Tra i cosiddetti Detti segreti di Gesù ne viene riportato uno sul tema del sabato. “Lo stesso giorno vedendo uno lavorare in giorno di sabato Gesù gli disse: ‘Amico, beato te se sai quello che fai, ma se non lo sai, sei un maledetto e un trasgressore della Legge’”. Vi è qui un richiamo alla consapevolezza di ciò che si fa, che genera responsabilità di fronte a leggi, precetti, usanze. 

Gesù riporta il precetto del sabato al suo significato originario. L’apostolo Paolo che ne ha ben capito l’insegnamento dirà: “Pienezza della Legge è l’amore” (Rm 13,10). Ma per amore, nella libertà, si può rinunciare alla propria libertà per non scandalizzare o ferire gli altri. Nel Vangelo di Matteo Gesù, pur avendo dichiarato di non essere tenuto a pagare la tassa al tempio, tuttavia ordina a Pietro di pagarla per evitare di scandalizzare chi ancora libero non è, forse i discepoli stessi (cf. Mt 17,24-27). Paolo parlando della liceità di mangiare carne sacrificata agli idoli, osserva che non è certo un alimento ad avvicinarci a Dio, ma ammonisce “badate che la vostra libertà non divenga occasione di caduta per i deboli” (1Cor 8,9). E nella lettera ai cristiani della Galazia scrive: “Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù … Voi, infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la pienezza in un solo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Gal 5,1.13-14).

Per amore Gesù si è sottomesso agli eventi nell’obbedienza al Padre fino alla morte; per amore dei fratelli, delle sorelle, in piena libertà, il cristiano può porre dei limiti alla propria libertà, è signore anche della propria libertà. Ciò che conta è l’amore!

sorella Lisa


Fonte

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