Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 26 Aprile 2019

“È il Signore!”, questo grido del discepolo amato è il grido al quale ciascuno di noi desidererebbe giungere in questa Pasqua. Ma come riconoscere il Signore vivo nelle nostre vite? L’evangelista Giovanni dà inizio al suo racconto dicendo che “Gesù si manifestò ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così”.

Un “così” che cogliamo subito da come questo vangelo inizia. Abbiamo l’impressione di un tornare per i discepoli all’inizio della loro vicenda con Gesù, nel luogo dove la loro storia era cominciata: il mare di Tiberiade, dove i discepoli incontrarono Gesù per la prima volta e, abbandonato tutto, lo seguirono. Ed è proprio sulla riva del lago di Galilea che il Risorto si presenta ai suoi discepoli, ma loro “non si erano accorti che era Gesù”.

I discepoli tornano anche a fare quello che facevano prima di incontrare Gesù, tornano a pescare. Quanto poi succede – una notte di pesca senza prendere nulla che improvvisamente all’alba si trasforma in una pesca straordinaria solo perché sulla parola di uno sconosciuto gettano di nuovo la rete – anche quello che succede su quel lago è per i discepoli un rivivere qualcosa che lì avevano già vissuto.

Il Risorto riporta i discepoli alla memoria dell’origine, per ricominciare da dove tutto era cominciato, perché capissero che quello che lì aveva avuto inizio non era affatto finito. È per una sola ragione che il Risorto ha fatto rivivere ai discepoli la stessa esperienza, ridicendo loro le stesse parole e facendo accadere lo stesso avvenimento con cui la loro storia era cominciata: per far comprendere che la sua morte e la loro fuga davanti alla croce non potevano distruggere quella storia di amicizia e di amore che lì era iniziata. Più ancora, quella vita che sul lago di Galilea aveva sconvolto le loro vite non poteva morire.

Ecco perché è il discepolo amato che giunge a riconoscere Gesù e a dire a Pietro: “È il Signore”. Solo il discepolo amato riconosce che quelle parole “gettate la rete” sono le stesse parole dette da Gesù la prima volta che lo incontrarono. Riconosce Gesù dalle parole di Gesù e da ciò che esse provocano, perché solo la parola del Signore poteva riempire la loro rete vuota. Solo il Signore poteva trasformare una notte di fallimento in un’alba di abbondanza.

Il discepolo amato ha riconosciuto il Signore per primo perché solo colui che è stato amato conosce le parole e i gesti di chi lo ha amato. Soltanto a lui, chinato sul suo seno, Gesù aveva rivelato il senso delle sue parole e dei suoi gesti, cioè il mistero della sua vita. Il discepolo amato ha custodito il ricordo di quei gesti e di quelle parole di amore e per questo lui le riconosce quando esse avvengono di nuovo, riconoscendo che chi lo aveva amato non è morto ma è vivo.

Sì, è l’amore e nient’altro che l’amore del Signore che canta in fondo al cuore del discepolo amato che Gesù è risorto. Torniamo allora senza stancarci all’origine della nostra storia di amore con il Signore. Torniamo all’amore del Signore perché solo questo e nient’altro ci può far cantare in fondo al cuore: “Cristo è risorto”.

“È il Signore”: solo il grido dell’amore è grido di fede pasquale.

fratel Goffredo

Fonte

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Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21, 1-14

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete a da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.

Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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