Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 23 Settembre 2019

“Io sono la luce del mondo”: così dichiara Gesù di se stesso in Gv 8,12 e Paolo in Ef 5,8 esorta i cristiani con queste parole: “Voi siete luce nel Signore. Camminate come figli della luce”.

Queste due citazioni ci ricordano che la luce di cui parla il vangelo odierno, la luce che siamo chiamati a portare, a far brillare nelle nostre vite, a non nascondere sotto un vaso o sotto il letto, è Cristo stesso, è la luce della sua parola e della sua presenza.

Spesso invece noi nascondiamo questa luce per lasciare brillare le nostre pseudo-luci, le nostre piccole luci che paragonate a Cristo sono come insignificanti fiammelle di fronte al sole di giustizia, come bagliori momentanei e passeggeri di fronte alla piena e durevole luce.

Il vangelo oggi ci chiede di lasciare spazio nelle nostre vite alla vera luce, quella che sola può accompagnarci notte e giorno per guidarci, consolarci e ispirarci; ci chiede di non affannarci per cercare di far risplendere noi stessi ma piuttosto di diventare semplici trasparenze di Cristo, portatori della sua luce come una lampada che è solo il mezzo necessario per far brillare una luce che è, e resta, altro da ciò che la diffonde.

Essere portatori della luce che è Cristo per combattere quelle tenebre che nella vita nostra o degli altri sembrano avere il sopravvento e che hanno molteplici nomi come inimicizia, sopruso, violenza e ingiustizia, menzogna e inganno, doppiezza e sotterfugio, rassegnazione e disperazione … e tanti altri.

Vivere da figli della luce significa innanzitutto lasciarci abitare da questa luce che se da un lato fa male perché illuminare le nostre ombre ci insegna però a essere più umili e autentici, ci insegna ad accoglierci per quello che siamo e a non volere apparire altri da noi stessi. Così la luce accolta potrà spandersi attorno a noi, illuminando le nostre relazioni e coloro che fanno strada con noi.

Vivere da figli della luce significa accogliere questa luce con un cuore integro e buono, capace di un ascolto attento, rinnovato e perseverante; significa saper ricominciare ogni giorno la ricerca di questa luce nelle Scritture, nella storia e nelle profondità del nostro cuore perché essa è sì sempre presente, ma spesso è soffocata dalle nostre ceneri o sostituita dai nostri “specchietti per allodole”.

A noi dunque di ricercare con amore ogni giorno la luce vera venuta nel mondo, di discernere la sua presenza, di lasciarci inabitare e guidare da essa per diventare noi stessi luce nel Signore, autentici (anche se indegni e inadeguati) portatori di Cristo nel mondo.

Ogni giorno il nostro sguardo sia rivolto verso questaluce radiosa e la invochi come fa in modo mirabile questa preghiera di John H. Newmann:

“ Guidami tu, luce gentile
guidami nel buio che mi stringe
la notte è oscura e la casa lontana
guidami tu, luce gentile.
Guida i miei passi, luce gentile
non chiedo di vedere lontano
mi basta un passo e solo il primo
guida i miei passi, luce gentile.
Ho voluto scegliere e vedere la mia strada
ma tu dimentica quei giorni
guidami finché la notte sia passata
guidami tu, luce gentile”.

sorella Ilaria

Fonte

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La lampada si pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8, 16-18


In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Parola del Signore

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