Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 23 Ottobre 2020

È importante tener presente il contesto in cui vengono pronunciate le parole riportate nel brano evangelico di oggi. Gesù è in cammino verso Gerusalemme, un cammino che avrà come esito la passione e la morte (già per due volte ne ha dato l’annuncio). 

Lucidità e risolutezza caratterizzano la salita di Gesù verso Gerusalemme. Egli ha occhi che sanno scrutare l’orizzonte, in virtù della sua assiduità con Dio e con le sante Scritture, e al tempo stesso grazie alla sua capacità di stare dentro gli eventi, senza subirli, riuscendo anzi a dar loro un senso anche quando appaiono insensati. Gesù sa di aver gettato fuoco sulla terra, il fuoco della passione per Dio e per l’uomo, e che quel fuoco presto lo consumerà; sa che c’è un battesimo nel quale sarà immerso, come abbiamo ascoltato nel vangelo di ieri (Lc 12,49-50). 

Ora si rivolge alle folle, e lo fa con una domanda che suona anche come un rimprovero: Come mai, voi che siete capaci di interpretare i segni atmosferici, non sapete interpretarequesto tempo, ossia il tempo del Regno, le cose decisive della vita, della storia? 

E tale incapacità, si badi bene, non è attribuita a semplice ignoranza: è ipocrisia – dice Gesù senza tanti giri di parole –, è dovuta cioè a una doppiezza del cuore, a una volontà di non lasciarsi interpellare da segni che sono evidenti, oppure a interpretarli in base al proprio tornaconto, a ciò che fa comodo. Va sottolineato che Gesù non si rivolge a un’élite religiosa o culturale: si rivolge alle folle, ai contadini, ai pescatori… A noi!

E questa prima domanda è subito incalzata da un’altra: “Perché non giudicate voi stessi ciò cheè giusto?”. È un invito a sottrarci al conformismo dei luoghi comuni; a giudicare a partire da noi stessi e non dal “si dice”; a portare una riflessione sulle cose e sugli eventi, e dunque a non restare in superficie. Insomma, si tratta di discernere cosa c’è di autentico o di falso in ciò che sta accadendo (e ci sta accadendo); cosa c’è di effimero o di duraturo; e, per noi cristiani, cosa c’è di evangelico o di non evangelico. 

“Voi stessi”. Non aspettate che siano altri a pensare per voi, abbiate il coraggio di andare anche controcorrente… Quale libertà (e responsabilità) ci dà il vangelo! Ma è una libertà fragile, perché troppi condizionamenti esterni influiscono su di noi, inducendoci spesso a un comodo conformismo. Come dunque esercitare la difficile arte del discernimento, come capire e scegliere, nelle varie situazioni, “ciò che è giusto”, ciò che il Signore vuol dirci? 

Sono indispensabili alcune disposizioni. In sintesi: 

– la capacità di osservare, con consapevole adesione alla realtà, quanto accade dentro di noi e fuori di noi;

– la capacità di valutare le cose e gli eventi alla luce della Parola, del vangelo, che diventa criterio di giudizio; 

– la necessità di una vita interiore, di un lavorio personale che richiede silenzio, riflessione, preghiera. 

La vita è un’avventura, un cammino verso “ciò che accadrà”, verso le cose a venire (ad-ventura). Come per Gesù incamminato verso Gerusalemme, anche nel nostro cammino sono richieste lucidità e risolutezza. Che tristezza camminare subendo gli eventi, che tristezza “lasciarsi vivere” senza la consapevolezza di ciò che si sta vivendo e verso dove si sta andando!

fratel Valerio


Fonte

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