Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 22 Novembre 2019

Adolescente, Gesù aveva proclamato nel tempio che doveva “stare nelle cose del Padre suo” (Lc 2,49), e perciò era rimasto a Gerusalemme e si era fermato a discutere con i maestri d’Israele. Ora vi compie, secondo Luca, la sua prima visita da adulto; non una banale visita di circostanza religiosa, ma una vera presa di possesso, conforme alla profezia di Malachia: “Ecco manderò il mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate, e l’angelo dell’alleanza che voi desiderate … Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento, purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia” (Mal 3,1-3).

Se da ragazzo Gesù aveva colpito i suoi uditori per la sua intelligenza e le sue risposte (cf. Lc 2,47), ora, diventato adulto, si presenta come un maestro in Israele e stupisce ancora, ma perché rimette tutti in questione – anche il lettore di Luca – e provoca divisione, gelosia e rancore che lo condurranno alla morte.

Il gesto di Gesù è un atto di pulizia. Deve far sì che non vi siano più “mercanti nella casa del Signore” (Zc 14,21), perché Gesù ne vuol fare la cattedra del suo insegnamento a Gerusalemme, mentre ora era diventata un “covo di ladri” (cf. Ger 7,11). Secondo Luca, poi, il tempio conserverà la sua importanza anche per la prima comunità cristiana che vi si riunirà ogni giorno (cf. Lc 24,53; At 2,46).

Il contenuto dell’insegnamento di Gesù qui non è dato, ma dalla reazione che suscita (si cerca di farlo perire) è probabile che abbia spiegato, motivato e giustificato il suo gesto provocatorio, anche se non fu propriamente spettacolare, altrimenti le autorità romane, incaricate dell’ordine sulla spianata del tempio, sarebbero intervenute (come quando Paolo si presentò nell’area del tempio in At 21,27-36). La purificazione del tempio non s’iscrive in una logica rivoluzionaria, ma in quella dei gesti profetici, come ne troviamo diversi esempi nel Primo Testamento: è un gesto destinato a far riflettere. Il suo risultato fu la messa in evidenza di una vera spaccatura nel popolo. 

Da una parte le autorità: “capi dei sacerdoti” (l’aristocrazia sacerdotale di tendenza sadducea), “scribi” (i dottori della legge di tendenza farisaica), e “capi del popolo”, chiamati anche “anziani” (i rappresentanti delle più influenti famiglie laiche di Gerusalemme); sono i tre gruppi che formano il sinedrio. Questi vogliono far perire Gesù. 

Dall’altra invece, il popolo che “pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo” (v. 48). 

Non si esageri però né la qualità dell’ascolto del popolo né l’importanza della spaccatura tra autorità e popolo. Quando infatti si tratterà di urlare: “Crocifiggilo!”, si ritroveranno uniti (cf. Lc 23,13-25). Questa scissione rimane tuttavia significativa per Luca che più volte segnala il timore delle autorità nei confronti del popolo: l’agire di Gesù è quindi anche rivelatore del malumore che serpeggia tra il popolo e le sue autorità.

fratel Daniel

Fonte

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 19, 45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

Parola del Signore

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