Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 16 Gennaio 2020

Gesù passa per villaggi e città della Galilea guarendo e scacciando i demoni, in un’incalzante attività di guaritore. Superati vittoriosamente i quaranta giorni di tentazione da parte di Satana nel deserto, l’annuncio del compimento del tempo e dell’avvicinarsi del regno di Dio si traduce in una lotta senza quartiere contro il male. Ormai è un susseguirsi incalzante, quasi frenetico, di scontri a viso aperto tra il Signore della vita e l’ombra della morte che si stende sul genere umano.

Gesù è “sdegnato” nel vedere un lebbroso che supplica per la guarigione. Questo sdegno di Gesù appare strano, fuori luogo, al punto che già numerosi manoscritti del Nuovo Testamento lo hanno mutato in un più rappacificante “mosso a compassione”. In verità è la lebbra che deturpa l’immagine di Dio deposta nell’uomo a suscitare lo sdegno di Gesù; è la durezza di cuore insita nell’esclusione che offende la vita piena a provocare la reazione del Signore di ogni vita. Ogni volta che il male ferisce un essere umano attraverso la malattia e la morte o la malvagità altrui, Gesù reagisce con sdegno, con veemenza, con zelo, cioè con autentica passione, con la compassione nei confronti dell’umanità offesa, deturpata, ferita.

Marco, mostrandoci l’agire di Gesù, ce ne svela la volontà profonda. “Lo voglio, sii purificato!”. La volontà di Gesù – che è anche la volontà del Padre – è che ogni essere umano sia purificato, cioè sanato, guarito, restituito a quell’integrità che gli è propria, ricondotto alla sua vera natura, alla sua autentica vocazione: divenire il Figlio di Dio!

Gesù allora, sdegnato contro il male che stravolge e perverte il cammino umano, stende la mano. Gesto di solidarietà, di superamento di distanza, di contatto con l’altro, ma soprattutto gesto che da sempre, dall’in-principio, indica l’intervento di Dio a favore dell’uomo. Lo stendere la mano è lo scoccare della scintilla che trasforma l’alterità in comunione. Gesù stende la mano e l’impossibile diventa attuale, l’utopia trova un luogo: l’essere umano ferito, piagato è reso puro; il chiamato alla santità è reso santo; il destinato alla perfezione è reso perfetto.

Ma questo miracolo di comunione, possibile solo al Dio cui nulla è impossibile, ha un prezzo e porta con sé pesanti conseguenze: il lebbroso sanato proclama e divulga la Parola, è reso evangelizzatore dall’evangelo, dalla buona notizia vissuta sulla propria pelle, nella propria carne. Così, mentre il lebbroso purificato diventa testimone (“a testimonianza per loro”) e predicatore della Parola, Gesù prende su di sé le conseguenze della lebbra, si fa carico del peccato ad essa associato: impossibilitato a entrare pubblicamente in città, vive la condizione del lebbroso, fuori dall’accampamento, in luoghi deserti, ai margini della convivialità umana. “In luoghi deserti venivano a lui da ogni parte”, “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me!”. Sulla croce le braccia distese da Gesù pongono fine alla guerra aperta contro il nemico del genere umano: “Dov’è, o morte, la tua vittoria?”.

fratel Guido

Fonte

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 1, 40-45 In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. Parola del Signore

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