Monastero di Bose – Commento al Vangelo del 30 Ottobre 2018

“Tutto è già qui, l’ho scoperto tardi. Guardavo i miei posti, ma non li vedevo. Girare mi ha fatto capire che dove sto, c’è già praticamente tutto. L’anima delle cose, è dove già sei”. Queste parole di Gianmaria Testa poco tempo prima della morte sono un commento quanto mai calzante alle parabole evangeliche del chicco di senape e del lievito.

Quante volte ci siamo chiesti come sarà il regno di Dio, questa realtà che attendiamo, non senza paura, perché ci sembra qualcosa di spaventosamente lontano, più contro di noi che per noi!

In realtà non sarà, ma è già, qui e ora, se abbiamo gli occhi per vederlo, per svelarlo. Gesù l’ha detto ripetutamente: “Il regno di Dio è vicinissimo… è qui… alle porte… è in mezzo a voi… è dentro di voi!”

Non è immediato comprendere queste parole così semplici, bisogna camminare molto per raggiungere ciò che è vicino. Andare lontano, perdersi e ritrovarsi, bruciare molto tempo e molto amore, tutta una vita, per scoprire l’essenziale, la grandezza della piccolezza, del poco, di un attimo, di un raggio di luce, di un batter di ciglia, di un albero frondoso e di una pasta lievitata, di un amore vero.

Gesù dice che il regno di Dio è una piccolezza simile a un granello di senape che, sepolto nel terreno, ne riemerge e diventa ospitalità, cura, protezione; è l’impalpabile di un lievito che, annullando se stesso nella pasta, diviene moltiplicazione, crescita, nutrimento.

Ci sembra talora di aver sprecato la vita, che non abbia (più) senso; e invece no, ciascuno di noi, magari senza saperlo, può avere ascoltato, consolato qualcuno, arrivando a dirgli: “Dimmi che non vuoi morire!”. A volte ci sembra di sparire, di perderci, ma questo può essere in relazione con il lievito, che aumenta, solleva, fermenta la vita. In una nota d’ordine, un’eleganza sobria, una parola pacata, un gesto lieve, un’impercettibile attenzione. Il Regno è simile a questo, è vicino a noi, molto più di quanto immaginiamo.

Capire queste parabole così umane di Gesù significa imparare l’arte del ritorno, dopo aver molto viaggiato… Avevo 17 anni quando, affacciato alla sua finestra del rifugio Brentei, la guida alpina Bruno De Tassis mi disse: “Ricorda che la cosa più importante è ritornare!”. Aveva ragione!

È così: non abbiamo bisogno di grandi cose, ma di avere occhi per scorgere il regno di Dio già qui, in un dettaglio, un piccolo tratto che ci apre a grandi cieli. Dove trovare ciò che è nascosto? Sulla superficie!

Dio vuole l’uomo felice, è il suo desiderio profondo. Mi faceva riflettere la scena conclusiva del grande ciclo di Batman: dove tendono tutte le sue straordinarie lotte e imprese? A poter scorgere anche di lontano chi amiamo, seduto a un tavolino di un caffè, sorridente e felice! Vedere felice chi amiamo, ed essere noi felici con lui, nella pace di una vita normale, come il lievitare di una pasta, come un albero che cresce.

fratel Lino della comunità monastica di Bose

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Lc 13, 18-21
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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