Monastero di Bose – Commento al Vangelo del 24 Ottobre 2018

È non a caso Pietro, il servo messo a capo della chiesa, a sentirsi interpellato in prima persona dalla parabola nella quale il servo si comporta da padrone in una casa non sua. Percuote le persone sulle quali è messo a capo invece di prendersene cura, mangia invece di nutrire coloro che gli sono stati affidati e si ubriaca invece di vegliare.

Dimenticanza degli altri e oblio del ritorno del padrone fanno un tutt’uno, metafora dell’implosione umana e spirituale alla quale anche chi ha responsabilità nella chiesa (come nel mondo) può giungere trascinando con sé tutto e tutti nel vortice dell’incoscienza. Ma “il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa”. Il padrone arriva come un ladro a casa sua e il suo arrivo improvviso sorprende il servo malvagio rivelandogli la verità di se stesso e della situazione disumana che ha creato.

L’errore imperdonabile del servo è vivere la partenza del padrone come assenza e interpretare il suo ritardo nel tornare come abbandono. Perché il servo prenda coscienza occorre l’arrivo non calcolato dal padrone. Sempre lo stupore di fronte all’evento del tutto inatteso, lo smarrimento per l’accadere di ciò che ritenevamo irrealizzabile rivela in un solo attimo la verità di noi stessi e della vita che facciamo. Davvero, “bisogna essere sorpresi per diventare veri” (Michel De Certeau), quasi che la verità rifugga ogni calcolo e si consegni a noi solo nell’inatteso.

Gesù non si poteva attribuire un’immagine più efficace e inquietante di quella del ladro per dire che inatteso come un ladro è venuto nel mondo e ha compiuto un’effrazione per entrare a casa sua e, allo stesso modo, inaspettato come un ladro tornerà alla fine dei tempi e ancora dovrà scassinare per entrare nella sua comunità come da Risorto è entrato “a porte chiuse” nella camera alta. Appello ultimo e definitivo è il suo nell’Apocalisse: “Se non vegli, io verrò come un ladro” (Ap 3,3; cf. 16,15).

Eppure non c’è figura più detestabile, odiosa e ingiusta che quella del ladro. L’inatteso per eccellenza, sempre imprevedibile, repentino e furtivo. Almeno in casa nostra pensiamo di essere al sicuro e invece il ladro entra, si impossessa di ciò che è nostro per diritto. Entrando in casa in realtà fa irruzione in noi, viola la nostra intimità e le nostre sicurezze, mentali prima che materiali, sono scosse e crollano come un castello di carta.

Gesù Cristo “come un ladro” viene ogni giorno nel vangelo che ascoltiamo. Quando permettiamo al vangelo di essere vangelo esso è come un ladro, il suo venire a noi è un’irruzione, il suo agire in noi uno scasso. Il vangelo ci ruba ciò che crediamo nostro e che speriamo nostro per sempre: certezze, logiche, scelte, comportamenti, volontà e giudizi. La verità del vangelo si consegna a noi solo derubandoci, ci illumina offuscando le nostre evidenze, ci guida facendoci sviare dai nostri cammini, regna su di noi solo detronizzandoci.

Ma, come un ladro, il vero e unico bottino del vangelo sono le nostre difese contro di lui. Lasciarci sorprendere dal vangelo è il solo modo per essere veri suoi servi.

fratel Goffredo della comunità monastica di Bose

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Lc 12, 39-48
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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