Luca Lanari – Commento al Vangelo del 2 Aprile 2019 – Gv 5, 1-16

Nella piscina di Betzaetà non c’era l’idromassaggio

L’episodio narrato da Giovanni [Gv, 5,1-16] si svolge per tutti i primi versetti sotto i portici della piscina di Betzaetà a Gerusalemme. Qui accade quello che accade ancora oggi nelle nostre vite, nelle nostre storie personali di donne e uomini cristiani. Ci sono fratelli che vorrebbero entrare nella piscina (quando l’angelo agita le acque) ma ne sono impediti dalle loro condizioni “fisiche”.

Il loro desiderio è quello di avere qualcuno a fianco che nel momento opportuno li prenda in braccio e li immerga. Loro aspettano noi. Spesso inutilmente. Noi non ci accorgiamo di loro. Ma non è per malafede. Semplicemente non siamo abituati a intercettare certe frequenze. Non captiamo il loro grido d’aiuto. Loro che desiderano essere guariti, che desiderano conoscere Gesù (perché è Lui che guarisce, non altri) non lo chiedono. Stanno fermi, pazienti, muti.

Poi ogni tanto provano ad avvicinarsi a Cristo ma tutto si risolve in un nulla di fatto perché c’è un impedimento che li blocca. Noi passiamo loro vicino, ci viviamo accanto, li conosciamo eppure non capiamo il loro desiderio, il loro sogno inespresso e non lavoriamo per togliere quanto non permette loro di tuffarsi. Un giorno un vescovo mi faceva osservare quello che spesso accade nelle parrocchie: una mamma che ha ormai figli adolescenti che richiedono una presenza meno impegnativa o comunque più gestibile, si accorge di avere un vuoto, vuole fare un cammino di fede, vorrebbe approfondire qualcosa nella sua vita.

Allora si rivolge al parroco e il parroco, a questa richiesta dà subito una risposta (SBAGLIATA) e la mette a fare catechismo. La sua sete non viene placata, anzi, la sua voglia di volare è bloccata sul nascere. Anche noi ovviamente possiamo identificarci nel malato. Ognuno di noi può, in un dato momento della propria esistenza, trovarsi sotto quei portici, desideroso di essere guarito e speranzoso che qualcuno possa aiutarlo. Quindi siamo tutti coinvolti. Guardiamoci attorno, facciamo una passeggiata nei pressi della piscina e sicuramente troveremo un fratello che è in attesa del nostro aiuto per avvicinarsi alla salvezza e dunque a Cristo.

Perché non c’è nessun idromassaggio nella piscina di Betzaetà, ma c’è ognuno di noi che con la grazia e l’aiuto dello Spirito diventa un angelo per l’altro.

Commento a cura di Luca Lanari.

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