Juan Luis Caballero – Commento al Vangelo del 20 Gennaio 2022

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Il vangelo della Messa di oggi ci mostra la geografia estesa della crescente influenza di Gesù: i confini segnati dalla Galilea a nord e dalla Giudea a sud traboccano, e la notizia della sua predicazione e del suo potere curativo si estende ormai più a nord (Tiro e Sidone), più a sud (Idumea) e persino oltre il Giordano. Il Vangelo non ha confini, niente può incatenarlo. È perché i cuori di quelle persone, i nostri cuori, aspettano quel vangelo come un viaggiatore assetato attende l’acqua nel deserto, perché è una potente parola di speranza, che porta la pienezza della vita.

Siamo noi che, come testimoni dei benefici di Dio operati attraverso Cristo, ci facciamo portavoce del vangelo quando lo proclamiamo con la parola e con le opere. Ma noi possiamo proclamare con convinzione solo ciò che ci colpisce nel profondo del cuore e ci trasforma. Da qui ecco la necessità di un incontro personale con Gesù. Un conto è leggere o ascoltare, un altro è sperimentare che Cristo è solidale con noi.

I vangeli parlano del desiderio di toccare con mano Gesù e ci dicono che egli fa miracoli toccando quelli che verranno guariti. Il senso del tatto è, da una certa prospettiva, quello che ci mette in contatto più immediato con la persona che ci sta di fronte. Ecco spiegata l’importanza di una carezza o di un abbraccio, espressione del desiderio di condividere la situazione dell’altro, i suoi dolori e le sue gioie. Quanto sono importanti queste manifestazioni di tenerezza!

Gesù non rifugge mai dalle folle. Fa tutto il possibile affinché il maggior numero possibile di persone possa sentirlo. Ma allo stesso tempo, soprattutto nel Vangelo secondo Marco, ordina ai demoni e agli spiriti impuri che ha scacciato di non rivelare la sua identità. Come mai? Perché fino alla fine della Passione, della Croce e della Resurrezione, la comprensione della sua figura e del suo messaggio è incompleta e sbagliata.

Se vogliamo essere emissari di Cristo, dobbiamo conoscere bene Colui di cui vogliamo parlare: la sua identità, la sua missione e come la svolge, portando sulle sue spalle il peso delle nostre colpe, delle nostre malattie, per essere guariti.

Juan Luis Caballero


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