Juan Luis Caballero – Commento al Vangelo del 2 Settembre 2021

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Il vangelo di oggi ci narra come Gesù vuol contare su di noi per portare la sua buona novella nel mondo. Perciò appare necessario riconoscere sia la nostra condizione di fragilità sia la profonda identità di Gesù.

Nel bel mezzo dei suoi impegni di pescatore, Pietro vede venire Gesù nella sua barca per dare da essa l’alimento della sua parola agli affamati. Gesù cerca il modo migliore di essere udito. Allo stesso tempo conferma le sue parole con un miracolo. Pietro non era riuscito a pescare nulla malgrado i suoi sforzi; allora Gesù gli dà una indicazione che egli accoglie con umiltà. Inaspettatamente, la pesca straordinaria gli dà la misura della propria piccolezza e di chi è colui che è entrato nella sua barca. E sente una certa paura: sia nel conoscere veramente se stesso, sia per la vicinanza con Dio.

La soluzione per superare questo timore naturale non sta nell’allontanarsi da Gesù. Quando Dio ci guarda, quello che vede è ciò che possiamo arrivare a essere. Il suo sguardo amorevole ha sempre un aspetto di incoraggiamento e di chiamata, di invito ad accoglierlo e a far sì che viva in noi (Cfr. Gal 2, 20). Nella barca Gesù fa vedere a Pietro il senso profondo della sua esistenza: collaborare con lui nell’espansione del suo Regno. Il lago è la vita e molti lo attraversano lontani da Dio e da quello che Egli ci offre.

Con Pietro noi siamo invitati a gettare le reti, lì dove ci troviamo. Dio darà il frutto: “Seguitemi e vi farò pescatori d’uomini, sarete efficaci e porterete le anime a Dio. Dobbiamo dunque avere fiducia nelle parole del Signore; dobbiamo salire sulla barca, mettere mano ai remi, issare le vele e lanciarci nel mare del mondo che Cristo ci affida come sua eredità”[1].

Juan Luis Caballero

[1] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 159.


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