Il Vangelo del giorno – domenica 8 Luglio 2018 – Gesuiti

Lo stupore apre alla meraviglia quando il cuore si lascia interpellare dall’esterno. È quella sensazione di sperimentare qualcosa “di nuovo”: nel senso di “prima volta” e contemporaneamente di “ancora una volta”. È questa tensione che apre alla comprensione unificata di sé, del mondo e di Dio. Come essere catapultati alle origini e scoprirsi a casa, in relazione con il tutto.

Parimenti, il cuore diffidente, lascia entrare lo stupore ma non lo custodisce come tensione, bensì lo dirotta immediatamente su uno dei due poli. E allora la novità viene razionalizzata a un qualcosa di già visto, oppure, all’opposto viene guardata come totalmente inedita, a tal punto da far paura. In ogni caso, l’energia emotiva generata dallo stupore si esaurisce in domande che ci illudono di andare in profondità ma in realtà la anestetizzano in modo che la sua portata non possa scalfirci. Di fronte a questo, nemmeno Gesù può fare miracoli: se non ci sono occhi disponibili ad andare oltre, il segno non riesce a veicolare il suo significato. E il prodigio rimane chiuso su sé stesso: “solo impose le mani a pochi malati e li guarì”.

Gesù stesso, a sua volta, rimane meravigliato per l’incredulità che vede intorno a sé. Accogliendo in sé questa meraviglia comincia a rendersi conto che i miracoli non bastano a confermare le sue parole: solo mettendoci la faccia e quindi dando concretamente la propria vita potrà aiutare ad aprire il cuore irrigidito. In questo sta l’ostinata intenzionalità di Dio di salvare tutti, costi quel che costi.

Flavio Emanuele Bottaro SJ

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

  • In quale situazione ho provato stupore ultimamente?
  • Cosa ho visto di nuovo in quell’occasione?
  • In questo momento il mio cuore è aperto o chiuso?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato secondo il metodo della spiritualità ignaziana, disponibile anche tramite la loro newsletter quotidiana.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Mc 6, 1-6
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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