Il Vangelo del Giorno, 9 novembre 2015 – Gv 2, 13-22

Gv 2, 13-22Il testo ed il commento al Vangelo di oggi, 9 novembre 2015, XXXII Settimana del Tempo Ordinario – Anno I – Dedicazione della Basilica Lateranense

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  • Colore liturgico: bianco
  • Le letture del giorno: Ez 47, 1-2.8-9.12; Sal 45; Gv 2, 13-22

Gv 2, 13-22
Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Commento al Vangelo

(a cura dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT) )

Adorare il Signore in spirito e verità…

Ormai il luogo nuovo in cui adorare il Padre è il corpo del Cristo risorto. Già l’accennava Gesù stesso nella diatriba con i giudei, offesi grandemente per aver scacciato dal Tempio i venditori di animali e cambiavalute. Essi chiedevano un segno perché avesse fatto quel gesto così violento. E Gesù rispose con un segno profetico: “Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo, così ricordarono i discepoli dopo la sua risurrezione. In un altro brano, nel colloquio con la donna samaritana riaffiora il medesimo concetto. Alla domanda dove si doveva adorare Dio: sul monte Gàrizim o in Gerusalemme, Gesù, pur sapendo che la salvezza verrà dai Giudei, si mette al di sopra di quelle questioni. Il luogo in cui l’uomo può entrare in contatto con Dio non è Gerusalemme né il monte Gàrizim, ma la persona di Gesù. “E’ giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”. Dio è Spirito e Vita, come è amore e luce. I suoi adoratori non si prostrano con sacrifici ed olocausti, ma si elevano a lui in Spirito, come figli amati che sanno amare. Nello Spirito, che è la vita di tutto, abbiamo comunione con il Padre e i fratelli. Quella di oggi è una festa del Figlio di Dio che si è fatto uomo, ha messo la sua tenda – il suo corpo – tra noi. Le Chiese di pietra sono un segno di questa sua presenza: è lui che vi parla, dà se stesso in cibo, presiede la comunità raccolta in preghiera.

[ads2]Nella festa della dedicazione della Basilica Lateranense, Madre di tutte le chiese, perché Cattedrale del Papa, ogni comunità locale, oltre a esprimere la propria comunione con la Sede di Pietro, tanto bersagliata in questi ultimi tempi, ricorda e celebra anche la dedicazione della propria chiesa locale, piccola o grande che sia. Gesù insegna che il tempio di Dio è, innanzitutto, il cuore dell’uomo che accoglie la sua Parola. E ogni qual volta questa Parola sarà accolta, dice Gesù: “Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Invitiamo spesso il Signore nelle nostre famiglie, piccole chiese domestiche. Possa essere adorato anche li’, Capo del Corpo mistico che siamo noi.

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