Il Vangelo del Giorno, 6 ottobre 2017 – Lc 10, 13-16

Il testo ed il commento al Vangelo
del 6 ottobre 2017 su Lc 10, 13-16

XXVI Settimana del Tempo Ordinario – Anno I

  • Colore liturgico: Verde
  • Periodo: Giovedì
  • Il Santo di oggi: S. Bruno (mf); S. Fede; S. Magno
  • Ritornello al Salmo Responsoriale: Salvaci, Signore, per la gloria del tuo nome.
  • Letture del giorno: Bar 1, 15-22; Sal.78; Lc 10, 13-16
  • Calendario Liturgico di Ottobre
Lc 10, 13-16
Dal Vangelo secondo  Luca

In quel tempo, Gesù disse:
«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento al Vangelo del giorno a cura dei Monaci Benedettini

Guai a te.

È un gravissimo peccato non accorgersi dei beni che il Signore riversa su di noi. È peccato anche pensare e credere che tutto ci sia dovuto o che tutto dipenda solo ed esclusivamente dalle nostre forze e dalle nostre capacità. Dono incommensurabile e gratuito è la fede, dono luminosa è la parola di Dio rivelata.

Ci consente di conoscere l’Onnipotente che si autorivéla e di conoscere la nostra vera origine, l’essere cioè sgorgati dalla stessa pienezza divina. Il dono più grande è sicuramente il Verbo incarnato, la persona di Cristo, che è venuto ad abitare in mezzo a noi e si fatto in tutto simile a noi. Egli è il nostro salvatore e redentore. Egli è per noi la Verità. Ecco donde sgorga il dovere di accogliere con gratitudine e amore la sua Parola. È un annuncio di certezza che fuga ogni nostro errore e ci orienta al vero e sommo bene.

Gesù adempie la prima parte della sua divina missione offrendo un annuncio di salvezza. Dà forza alle sue parole compiendo fatti prodigiosi e segni che evidenziano la sua origine divina. Guai a chi colpevolmente non accoglie come seme fecondo di immortalità la parola di Gesù. Accadeva ai tempi del Signore duemila anni fa, accade ancora ai nostri giorni. Quale grande responsabilità! Spegnere la luce della parola divina significa concretamente immergersi nel buio più nefasto, nel regno della morte, della violenza e dell’errore.

Quotidianamente ne vediamo le tristi conseguenze. Abbiamo urgentissimo bisogno di operare un grande recupero di verità ultime ed essenziali. Altrimenti resteremo disorientati e vagabondi.

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