Il Vangelo del Giorno, 4 dicembre 2015 – Mt 9, 27-31

Il testo ed il commento al Vangelo del 4 dicembre 2015 – Mt 9, 27-31, I Settimana del Tempo di Avvento – Anno I.

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  • Colore liturgico: bianco
  • Le letture del giorno: Is 29, 17-24; Sal.26; Mt 9, 27-31

Mt 9, 27-31
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Commenti al Vangelo di Mt 9, 27-31

Mt 9, 27-31

Commento di Paolo Curtaz

[ads2]Siamo ciechi, Signore. Non vediamo al di là del nostro naso, non sappiamo riconoscere la tua presenza e la tua azione nel nostro mondo incancrenito. Siamo ciechi, Signore, non vediamo la luce ma sempre e solo il negativo e il buio in noi e attorno a noi. Siamo ciechi e incapaci di leggere alla luce della fede cosa sta succedendo al nostro tempo. Siamo ciechi e non sappiamo vedere accanto a noi il fratello che soffre, preferiamo girare lo sguardo, alzare le spalle, impedendoci di capire e di intervenire, se possibile. E, allora, tu ci inviti a seguirti nella casa che è la Chiesa, quella che tu hai voluto, non lo sgorbio che a volte ne abbiamo fatto. La Chiesa dei santi e dei martiri, la Chiesa del fuoco e della passione, dello slancio e del cuore che va oltre l’ostacolo. In quella casa noi ritroviamo la vista, in quella casa noi veniamo guariti per poter dire ad ogni uomo che la luce esiste, che dobbiamo semplicemente aprire gli occhi per vederla. In questo tempo di avvento ancora innalziamo la nostra preghiera a Dio, chiediamogli con forza di insegnarci a chiedergli la guarigione perché sempre (e per sempre) necessitiamo di essere illuminati.

Commento dei giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)

Per riavere la vista.

Ci pènetrano nel profondo le urla dei due ciechi del vangelo di oggi: il buio degli occhi e, ancor più quello dell’anima, creano lo strazio interiore, quello che indùce appunto a urlare, a chiedere pietà. Gesù aveva già dichiarato che lo scopo della sua venuta, come aveva profetato Isaia, è quello di ridare la vista ai ciechi. Fa sì che i due si accostino a lui…, è il primo passo da fare per riaprirsi alla luce…, è cerca di far scaturire dal loro buio il chiarore della fede e li interroga: «Credete voi che io possa fare questo?» Il loro “sì” fiducioso fa sgorgare dal Cristo il dono della vista e la pienezza della fede: “«Sia fatto a voi secondo la vostra fede».

E si aprirono loro gli occhi”. Coloro che sono gratuitamente beneficiati dal Cristo, coloro che hanno il dono della fede non possono e non debbono tacere. Così hanno fatto i due illuminati da Cristo, così affermavano i primi apostoli, così anche «noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Per chi crede deve essere necessario, urgente rendere testimonianza di quanto ha ricevuto. Chiedere, ricevere, ringraziare… Sono tre verbi che vanno sempre insieme, specie davanti a Dio.

Meditazione a cura dell’ufficio catechistico della Diocesi di Firenze

“Due ciechi lo seguirono gridando…”. Cosa significa essere ciechi o perdere la vista progressivamente? Mi viene in mente la piccola Miriam di nove anni, ospite della nostra Caritas diocesana, che a causa di un tumore ha perso la vista. Durante la malattia ha espresso il desiderio di prepararsi alla prima comunione, circondata dall’affetto di tutti i seminaristi. Oppure mi ricordo di Elena, giovane studentessa che, mentre frequentava le lezioni di psicologia all’Università, ha perso la vista: nonostante tutto ha terminato gli studi ed oggi sta intraprendendo la professione di psicologa parallelamente ad un percorso di vita religiosa. Da parte sua don Salvatore, sacerdote della nostra diocesi, ha perso la vista ed ha riscoperto una nuova vocazione al sacerdozio, dedicandosi all’ascolto, alla confessione e all’attività di confessore in seminario. Mi ricordo anche un gioco che facevo spesso da bambino: moscacieca. Con gli occhi bendati qualcuno mi faceva fare un paio di giri intorno a me stesso e poi mi abbandonava. Assolutamente cieco, perdevo qualunque orientamento. Mi sentivo mancare il terreno sotto i piedi. Ma, nel momento più difficile, una mano amica mi toccava e mi dava sicurezza. C’è anche la cecità dell’anima: ogni volta che nella vita facciamo un’esperienza difficile, è come se un velo sottile fosse steso sui nostri occhi. Ad ogni dolore un velo; ad ogni velo sempre più buio. I nostri occhi naturali continuano a vedere, ma i nostri occhi interiori non vedono più. Allora ci chiediamo: qual è il senso della nostra vita? Ognuno di noi deve amare e essere amato per trovare il senso della propria esistenza. Ma non sempre si è amati o si riesce ad amare e allora si diventa ciechi per mancanza di amore, finché un incontro a volte casuale ci permette di rivedere i colori della vita.

“Allora (Gesù) toccò loro gli occhi…”. In un passo evangelico si legge che Gesù mise ad un cieco un po’ di saliva negli occhi e gli impose le mani. Lo toccò: la vita è contatto, un semplice contatto che ricrea la vita. A questo proposito mi viene in mente che nella Cappella Sistina Michelangelo ha messo in evidenza il potere del contatto che crea la vita: mi riferisco al dito di Dio che dà la vita ad Adamo.

In questo inizio di Avvento riscopriamo allora la bellezza della forza ricreatrice del contatto con il nostro Signore: rimaniamo alla sua presenza. Prendiamoci piccoli momenti di scambio reciproco, di dialogo, per riscoprire la presenza di un amico. Riscopriamo la bellezza della Santa Eucaristia. Riscopriamo anche il valore e la bellezza dei rapporti umani, fondati sulla stima reciproca, la comprensione, il sostegno reciproco nei momenti belli e difficili della quotidianità. Questo esercizio visivo ci permetterà di vedere il mondo nella luce giusta: la luce di Dio.

Spunti di riflessione

Crediamo intensamente che Gesù possa aprire i nostri occhi a una fede più autentica scoprendo nuovamente con stupore la gioia di viverla pienamente come i ciechi che rivedono nuovamente il mondo che gli circonda. In che modo mi raggiunge il dito di Dio?

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