Il Vangelo del Giorno, 26 dicembre 2017 – Mt 10, 17-22

Il testo ed il commento al Vangelo
del 26 dicembre 2017 su Mt 10, 17-22

Santo Stefano – Anno B

  • Colore liturgico: Rosso
  • Periodo: Martedì
  • Il Santo di oggi: Ottava di Natale; S. Stefano (f);
  • Ritornello al Salmo Responsoriale: Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito.
  • Letture del giorno: At 6,8-12;7,54-60; Sal 30; Mt 10, 17-22
  • Calendario Liturgico di Dicembre

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

 

Mt 10, 17-22
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento al Vangelo del giorno a cura dei Monaci Benedettini

Stefano esempio di morte per la vita.

Il contrasto è enorme. I filosofi direbbero che ci troviamo davanti ad una figura retorica denominata ossimoro. La morte dona la vita! Questa affermazione è, appunto, un ossimoro. Ieri, giorno di Natale, abbiamo avuto il presepe del bambino appena nato con il canto degli angeli e la visita dei pastori. Oggi è il sangue di Stefano, lapidato a morte, perché ebbe il coraggio di credere nella promessa espressa nella semplicità del presepe.

Stefano criticò l’interpretazione fondamentalistica della Legge di Dio ed il monopolio del Tempio. Per questo lo uccisero. Ieri è nato il Salvatore, oggi nasce alla luce della vera vita il primo dei testimoni del Maestro. Questo apparente stridore, questo calo di tono, dalla tenerezza del bambino al sangue che esce dalle membra fratturate del primo diacono, questa provocazione, in realtà ci è salutare, ci mette davanti alla realtà. Accogliere la novità della presenza di Dio può costare fatica, può provocare reazione.

Oggi Stefano ci ricorda i 28 milioni di cristiani massacrati nel trascorso ex-luminoso ventesimo secolo, ci dice che far nascere Cristo può significare subire violenza, presa in giro, sguardo compassionevole. Nella prima lettura vediamo che nella comunità cristiana la morte di Stefano ha un particolare significato. Mentre nella mentalità ebraica corrente, e quindi anche nella comunità cristiana, il malvagio viene punito (episodio di Ananìa e Saffìra: Atti 5; la morte di Erode: Atti 12), qui si parla della morte di Stefano come della fine di una persona buona. E il tema ritorna ancora negli Atti quando viene ricordata la morte di Giacomo, fratello di Giovanni (12,2).

Questi episodi di fatica e di persecuzione maturano una feconda riflessione sul significato della morte di Gesù: il giusto maledetto. Muore in croce ed è innalzato alla destra di Dio. Il salmo 30 è stato pregato da Gesù morente. Le certezze di fondo che emergono dalla preghiera del povero del Signore, sono le certezze del Figlio che «ha visto il Padre», e ne conosce i disegni di amore infinito.

Anche noi possiamo recitare questo salmo, affidando le nostre angustie a quelle della Chiesa intera e così vivere la testimonianza cristiana con la consapevolezza di ricevere già la caparra della vita eterna.

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