Il Vangelo del giorno, 25 Luglio 2018 – Mt 20, 20-28

Il commento al Vengelo del
25 Luglio 2018 su Mt 20, 20-28

Sedicesima settimana del Tempo Ordinario – Anno II/B

  • Colore liturgico: Rosso
  • Periodo: Mercoledì
  • Il Santo di oggi: S. GIACOMO Apostolo
  • Ritornello al Salmo Responsoriale: Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia
  • Letture del giorno: 2 Cor 4, 7-15; Sal 125; Mt 20, 20-28
  • Calendario Liturgico di Luglio
Le letture del giorno (prima e Vangelo) e le parole di Papa Francesco da VaticanNews:

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Mt 20, 20-28
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento al Vangelo a cura dei Monaci Benedettini

Servizio e martirio.

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Il colloquio che si svolge nel brano evangelico di oggi, scelto per la festa dell’apostolo san Giacomo, è fin troppo chiaro nell’indicarci lo spirito con cui ci si deve mettere al servizio del Vangelo.

Le categorie del pensare e dell’agire comuni sono rovesciate, così come lo sono nella seconda lettera ai Corinzi. Provate a considerare quale messaggio radicale e in controtendenza ci viene da questi passi. Si parla di croce, di morte, di sofferenza, e tutto questo vissuto nella speranza che “colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù”, ed ancora si dice che se si vuole comandare bisogna servire, che i primi posti da ricercare sono quelli che ci mettono a servizio dell’altro.

Tentiamo di rileggere la nostra vita cristiana alla luce di questa parola e a pensare all’incidenza che termini quali quelli proposti hanno nei nostri comportamenti quotidiani: nel rapporto con la mia comunità parrocchiale, con la mia famiglia, nell’ambito del mio lavoro e in fondo con me stesso.

Sì, perché il ricercare spasmodicamente il primo posto, in ordine al potere e non al servizio, potrebbe anche voler dire non sentirsi capaci di “habitàre secum”, espressione dei Dialoghi di Gregorio Magno e cara alla tradizione benedettina, con cui si vuole indicare la possibilità di un animo pacificato di stare solo e di non dover provare necessariamente qualcosa a qualcuno. Scoprire i propri punti deboli è già un passo per poterli gestire e per conviverci. Forse anche Giacomo, dalla risposta di Gesù, si sarà sentito infastidito ed anche mortificato, ma il suo martirio ci dimostra che quell’insegnamento di Gesù è stato recepito e vissuto fino alle estreme conseguenze.

Il messaggio per trasmissione è rivolto anche a noi. Anche noi beviamo il calice del Signore, senza pensare subito al martirio cruento, ma solo al martirio quotidiano, della vita vissuta “da cristiano” nel mondo difficile di oggi. Ecco che anche a noi il Padre, che vede nel segreto ci ricompenserà, e qualsiasi sforzo, fatto per Amore di Dio.

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