Il Vangelo del Giorno, 19 luglio 2016, Mt 12, 46-50

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Il testo ed il commento al Vangelo del 19 luglio 2016 – Mt 12, 46-50

XVI Settimana del Tempo Ordinario – Anno II

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https://youtu.be/EpKFNekkMFk

  • Colore liturgico: Verde
  • Periodo: Quarta settimana del Salterio
  • Martedì – 16.a Tempo Ordinario
  • Santo del giorno: S. Giusta, S. Simmaco
  • Mostraci, Signore, la tua misericordia
  • Liturgia: Mic 7, 14-15. 18-20; Sal 84; Mt 12, 46-50

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Mt 12, 46-50
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Commenti al Vangelo di Mt 12, 46-50

Commento a cura dei Monaci Benedettini

[ads2]Quando il timore è buono…

Nel Vangelo di oggi troviamo due termini familiari: ascoltare e fare la volontà. Se nell’atteggiamento di ascolto, tutto il nostro essere si apre fiducioso verso l’altro, il fare la volontà sia di Dio che di un’altra persona, a prima vista, non ci sembra così positivo. Anzi, sappiamo, grazie alle scienze psicologiche, quanti meccanismi perversi possono nascondersi dietro.

.Ma l’ascolto è propedeutico al «fare la volontà», anzi questa si manifesta in pienezza quanto più si è capaci di tendere l’orecchio del proprio cuore per scrutare i segni della presenza di Dio. In tal modo, il compiere la volontà divina non è un mero sottomettersi a qualcosa e/o a qualcuno che è più grande e potente di noi, sarebbe una sorta di fatalismo che ci ridurrebbe ad essere degli infelici, ma è un gesto profetico e come tale ci fa cogliere l’essenza stessa della realtà.

Così, riconosciamo che ci sono legami che vanno ben al di là della carne e del sangue, che ci sono valori che superano le mode, e che la nostra contingenza può essere superata volgendo lo sguardo verso l’Assoluto. E poi… «Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui».

p. Lino Pedron

Il confronto di Gesù con gli scribi e i farisei ci ha mostrato a quale profondità il regno di Dio mette in questione l’uomo, giudicandolo sulle motivazioni ultime del suo agire. Ora Matteo riporta la nostra attenzione verso le folle e la parentela di Gesù. L’intervento di Gesù ci presenta di nuovo la rottura che il regno dei cieli produce nei confronti dei legami umani di parentela. La parentela che viene dal Padre è più importante di quella che deriva dai legami di sangue: questa è umana e temporale, quella è divina ed eterna.

Una nuova famiglia nasce attorno a Gesù. L’immagine di questa nuova cerchia familiare è rafforzata dal fatto che Matteo designa Dio col nome di Padre. Chi fa la volontà del Padre come Gesù, diventa per lui fratello, sorella e madre. Questa comunione ha sopra di sé il Padre celeste e, in mezzo, Gesù come fratello di tutti (18, 20).

Essere discepoli di Gesù è qualcosa di diverso dal possedere un certificato di battesimo. Il discepolo si mostra tale compiendo la volontà del Padre, così come Gesù l’ha annunciata. Solo coloro che sono disposti a impegnarsi totalmente per accogliere e vivere la parola di Gesù appartengono alla famiglia di Gesù.

La fraternità ecclesiale non è frutto di un impegno moralistico o di uno spirito corporativo, ma trae origine e significato dalla fede in Cristo.

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