Il Vangelo del Giorno, 17 Marzo 2018 – Gv 7, 40-53

Il testo ed il commento al Vangelo
del 17 Marzo 2018 su Gv 7, 40-53

IV Settimana del Tempo di Quaresima – Anno II/B

  • Colore liturgico: Viola
  • Periodo: Venerdì
  • Il Santo di oggi: S. Patrizio; S. Geltrude; B. Corrado
  • Ritornello al Salmo Responsoriale: Signore, mio Dio, in te ho trovato rifugio.
  • Letture del giorno: Ger 11, 18-20; Sal.7; Gv 7, 40-53
  • Calendario Liturgico di Marzo
Le letture del giorno (prima e Vangelo) e le parole di Papa Francesco da VaticanNews:

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Gv 7, 40-53
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento al Vangelo del giorno a cura dei Monaci Benedettini

Tra le chiacchiere e la fede.

Se ci fosse consentito di trasformare in lenti da una parte l’intelligenza e la ragione umana e dall’altra la fede, potremmo costatare di persona la diversità degli spazi e degli ambiti che l’una e l’altra ci consentirebbero di vedere. Potremmo così confrontare i due diversi orizzonti, quello proprio dell’uomo, davvero angusto, e quello di Dio praticamente infinito, anche se per ora velato dal tempo e da altri condizionamenti umani.

Con queste due lenti diverse era guardato Gesù durante la sua vita terrena e ancora oggi così è guardato. Le conclusioni a cui si arriva per le due strade sono quasi sempre diametralmente opposte: o l’autenticità della fede e le verità rivelate o le chiacchiere insulse sulle cose di Dio. Le più pericolose sono sempre quelle che presuntuosamente le si vogliono far scaturire dalla parola di Dio, interpretata con presunzione e miopia.

Gesù, o è il figlio del falegname che viene dalla Galilea, o un maestro presuntuoso e scomodo, o al più un profeta, che però deve essere messo comunque in grado di non nuocere, deve essere incarcerato, oppure egli è il Figlio del Dio vivente, il Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Perfino le guardie, libere da condizionamenti e guidate soltanto dalla loro naturale onestà, non possono fare a meno di ammettere: «Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!».

I farisei però attribuiscono ad un inganno l’ammirazione sincera che essi esprimono. Coloro che non la pensano allo stesso modo, chi non conosce la legge e non l’interpreta come fanno loro, sono definiti “maledetti”. Affermano infatti: «Questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Talvolta è più facile far conoscere Cristo ai lontani che correggere gli errori più grossolani dei presuntuosi, di coloro che affermano di credere in lui e si professano religiosi e si ritengono depositari di tutte le verità.

Subentra spesso una maledetta superbia e una stupida arroganza a guastare anche i nostri sentimenti migliori: dobbiamo riconoscere, non senza rossore, che il fariseismo è tutt’altro che sopito e trova spazio anche nella Chiesa santa di Dio.

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