Il Vangelo del Giorno, 12 Marzo 2018 – Gv 4, 43-54

Il testo ed il commento al Vangelo
del 12 Marzo 2018 su Gv 4, 43-54

IV Settimana del Tempo di Quaresima – Anno II/B

  • Colore liturgico: Viola
  • Periodo: Lunedì
  • Il Santo di oggi: S. Massimiliano; S. Innocenzo I; B. Fina
  • Ritornello al Salmo Responsoriale: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
  • Letture del giorno: Is 65, 17-21; Sal.29; Gv 4, 43-54
  • Calendario Liturgico di Marzo
Le letture del giorno (prima e Vangelo) e le parole di Papa Francesco da VaticanNews:

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Gv 4, 43-54
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento al Vangelo del giorno a cura dei Monaci Benedettini

«Tuo figlio vive!».

Gesù torna tra la sua gente. Egli, come sempre, nulla lascia di intentato affinché, anche dopo uno sdegnoso rifiuto, sia poi accolto ed ascoltato. E finalmente sgorga la gioia nei suoi compaesani. Egli un giorno pregherà dicendo: “Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.

L’incontro personale con Cristo, le sue parole, i suoi prodigi, le verità che egli infonde in noi, la sua stessa persona, è sempre per noi fonte di vera gioia. Egli è colui che ci salva, ci libera da nostri mali, ci guarisce nel corpo e nello spirito, è la fonte della vera gioia cristiana.

Ci stiamo preparando ad una vera e propria esplosione di gioia; avverrà sul monte, dopo una tragica passione, dopo i tormenti della morte: un sepolcro vuoto e il Vivente che annunzia a tutti la sua pace. “Pace e gioia” è il saluto dei credenti, è un annuncio pasquale, è un atto di fede nel Risorto. Le parole di Gesù: «Tuo figlio vive!», noi le accogliamo in questo giorno, come se fossero rivolte, non tanto al funzionario del Re, ma alla nostra madre Chiesa.

A lei Cristo sta dando l’annuncio della nostra guarigione, noi ci sentiamo guariti, noi ci vediamo confermati nella fede, rafforzati nella fiducia e nella speranza. Così impariamo ad entrare nelle parole di Dio, a sentirci coinvolti e protagonisti: siamo noi i destinatari e i beneficiari dei suoi prodigi, noi ci sentiamo guariti, vivi e pervasi di gioia.

C’è tanta tristezza nel nostro mondo, è una gramigna disseminata da satana e per questo il buon seme rischia di restarne soffocato, la fede illanguidita e lo sguardo incollato ad un sepolcro. La fede nella risurrezione viene relegata nell’inconscio ed emergono forti i pensieri di morte che diventano generatori di paure.

Gesù per questo ci ripete i motivi della gioia e la certezza della vita: “Va, tuo figlio vive!…”.

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