Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 29 Aprile 2021

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Dai vangeli sappiamo che Gesù era un uomo di preghiera, che tante volte passava la notte in disparte a pregare, però poco o nulla ci tramandano sul modo con cui pregava il Padre. Oggi queste poche, ma essenziali parole che escono dalla bocca di Gesù rivelano qual era la sua spiritualità, ci svelano il suo rapporto confidenziale, familiare, di figlio verso Dio Padre; la sua preghiera consiste in fondo nel “fare i complimenti a Dio”, consiste nell’esprimere contentezza, lode, gioia.

Anche la preghiera di Maria, contenuta nel Magnificat è in perfetta sintonia con quella di Gesù: “Il mio spirito esulta in Dio, perché ha guardato agli umili”. Essere umili, non significa disprezzarsi, annullarsi o scomparire… ma riconoscere come si è veramente: i nostri fallimenti, i nostri sbagli, perfino i nostri peccati – se riconosciuti: ecco l’umiltà – possono diventare quel terreno particolarmente fertile e accogliente per ricevere il dono di Dio, per fare l’incontro più decisivo di tutta la vita, quello cioè con la misericordia di Dio.

Incontro con la sua “misericordia”, cioè con il suo “cuore per i miseri”, il suo amore preferenziale per i piccoli, i poveri, i peccatori. Facciamoci umili ogni giorno, mettiamoci al servizio, non sentiamoci migliori degli altri, mettiamoci in ginocchio a pregare e lodare Dio


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