Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 14 Settembre 2020

Spesso fare il segno di Croce una volta entrati in chiesa, oppure prima di consumare il nostro pasto in famiglia, può diventare un’abitudine, quasi un gesto automatico di cui si rischia di perderne il senso. Tuttavia, ogni volta che facciamo quei quattro movimenti toccandoci il corpo non facciamo altro che esaltare l’amore di Dio per noi.

Quel segno è la nostra carta di identità, ci dice chi siamo: SIAMO FRUTTI D’AMORE.
Quando non ci sentiamo amati, quando non siamo in grado di perdonare, quando non vogliamo dire grazie, quando la nostra vita va nella direzione sbagliata, la Croce ci ricorda che dalla sofferenza può nascere la bellezza, che anche dal più terrificante strumento di morte c’è chi è Risorto.

E se ci pensiamo un po’ tutte le cose belle per venire alla luce devono attraversare la sofferenza: come quando nasce un neonato, quando un artista trasforma il suo malessere in un’opera meravigliosa, quando il poeta trasforma la delusione in canto, quando dal tradimento si ottiene il perdono. Gesù sulla Croce ci insegna quanta bellezza può sorgere dalla sofferenza e il Segno di Croce ci aiuta a testimoniarlo agli altri.


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