Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 1 Giugno 2022

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Se qualcuno mi chiedesse o quando mi dimentico cosa significhi essere cristiani, la risposta la troverei qui. Gesù chiede al Padre di custodirci perché possiamo essere una sola cosa, come loro e con loro. Tutto nasce da una storia d’amore che ci riguarda in prima persona. Quand’è che abbiamo fatto esperienza di Dio, se non nel momento in cui ci siamo sentiti profondamente amati? E questo è solo l’inizio.

Gesù è uno che ama sul serio, per questo desidera vederci felici, vedere in noi la pienezza della gioia. È bene osservare però che non dice tutto questo dal più alto dei cieli, bensì mentre è nel mondo, mentre sperimenta in prima persona come qui da noi, una gioia così grande spesso passa in secondo piano, non fa rumore e talvolta è sepolta sotto tante cose che hanno poco a che fare con essa.

Ma, colpo di scena: Gesù non chiede al Padre di farci spuntare due ali, per scappare dal mondo e andare chissà dove, ma di custodirci proprio qui dove siamo. Chiede di consacrarci nella verità, perché facendo verità in noi e attorno a noi, riusciamo a rintracciare la vera gioia e la vicinanza del Signore. Nessuno di noi è qui per caso.

Gesù è stato mandato nel mondo e manda anche noi. Ha fiducia in noi, nel bene che ci abita. Consacra sé stesso, si offre totalmente, perché noi possiamo avere fame di verità, e perché anche noi, come Lui, possiamo fare della nostra vita un dono per gli altri.


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