Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 1 Agosto 2020

La traduzione greca del verbo non è proprio rattristarsi ma addolorarsi, avere paura. Erode ha paura di uccidere Giovanni il Battista ed essa non è legata solo alla folla. Nel 1960 gli studiosi Gibson e Walk misero un bambino di 6 mesi su un tavolo di vetro trasparente coperto per metà da una tovaglia; il bambino gattonando nella metà coperta appena giunge all’altra metà in cui non vi è nessuna tovaglia, e la trasparenza del tavolo fa sembrare che ci sia un vuoto, si ferma perché capisce che può essere pericoloso.

Questi due studiosi hanno concluso che il bambino non solo è in grado di percepire la profondità, ma anche la paura. E se ci pensiamo bene ancora oggi è così, quando ci troviamo davanti a qualcosa di profondo, una discussione, una scelta, proviamo paura. Ecco perché Erode ha paura di Giovanni il Battista, perché egli lo costringe a scendere nel profondo della sua vita, e questo spaventa il re.

L’esperimento del tavolo trasparente però non si conclude così, i due studiosi quando il bambino si fermava al confine tra il tavolo coperto e quello trasparente facevano entrare la mamma del bimbo e la facevano posizionare dall’altra parte del tavolo; il bambino guardando e studiando il volto della madre procedeva in quella parte di tavolo che fino a poco fa lo bloccava per raggiungere la madre. Anche noi quando ci fermiamo davanti alla profondità delle cose dobbiamo sempre farci aiutare da chi ci guida, da chi ci è accanto e soprattutto dalla nostra mamma celeste, Maria, che non smette mai di aspettarci dall’altra parte del tavolo

Quanto mi fa paura scendere nella profondità delle cose? Mi lascio guidare per poter continuare a camminare?


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