Ti corro incontro, spinta dalla rabbia. Non la gratitudine per la preziosità del ricamo della mia vita, non la speranza nella tua infinita bontà , non il desiderio di incontrarti in pienezza. È la rabbia ad attirarmi a te. Ti vedo arrivare e il tuo sguardo mi chiama in causa, mi interroga.
Il tuo sguardo d’amore addomestica la mia rabbia, ammansisce il mio dolore: le mille parti di me, le spaccature, le rotture che mi abitano si ricompongono nelle tue mani. La legione che mi abita si ricompatta: sotto il tuo sguardo, sono di nuovo una, fatta intera dal tuo amore.
Le mille voci che mi hanno abitata rispondendo alle tue domande vengono chiamate fuori, una per volta; la relazione con te, domanda dopo domanda, libera i miei passi, mette ordine nel mio cuore. Non sono più sola con una legione di voci: la relazione con te trasforma la mia solitudine rabbiosa in arioso spazio di vita. L’innecessario scappa da me e nel mio cuore c’è finalmente spazio: posso accoglierti.