Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 27 Aprile 2022

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Leggendo queste parole ci appare l’immagine di Cristo sulla croce. Sappiamo però che quella che ci sta davanti è un’immagine non di morte, ma di vita, di vittoria, di resurrezione.

Dio ha permesso che il suo unico figlio morisse per noi e per i nostri peccati. Una condanna che ai nostri occhi appare ingiusta, scandalosa. Veramente i nostri errori hanno meritato una tale sofferenza? La risposta sta tutta in quella croce: sì, perché Dio «ha amato il mondo», ama tutti noi come un padre. E proprio questo amore di cui ci ricolma Dio ci dà dignità, conferma la nostra natura di figli e di eletti. Cosa significa amore di Padre? Vuol dire innanzitutto misericordia e al tempo stesso racchiude la libertà di aprirci alla sua tenerezza, di accoglierla o rifiutarla.

Con queste parole, Cristo ci consegna la chiave per la salvezza: riconoscere la luce dalle tenebre, discernere il bene dal male. Essere cristiani significa dunque vivere nella luce ed essere portatori noi stessi di luce per gli altri. Spesso però preferiamo le tenebre, quando pensiamo di non meritare proprio quella salvezza che Dio ci dona attraverso suo Figlio.

E invece sapere che anche quando perdo la strada Dio mi aspetta con la sua infinita tenerezza di Padre fa sì che io non mi identifichi più con il mio peccato.

Pietre Vive (Roma)


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato