Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 26 Marzo 2022

419

Ci sono due uomini che salgono al tempio.

Nei loro cuori c’è un’idea di Dio. Come in ognuno di noi dentro la loro storia si è poggiata la Parola eppure quella stessa parola passa per due sguardi diversi.

Il primo ha sempre cercato Dio, sguardo alto e sicuro, convinzione e fermezza, presunzione e abitudine; lo ha trovato nelle cose, nei riti, nei gesti, nella ripetizione di preghiere e penitenze che con il tempo sono diventate solo parole. Non ha sbagliato un colpo, il fariseo, e se ne vanta, ne va fiero, ed è vero che ad un primo sguardo la sua fede quasi luccica. Eppure ha commesso un errore: attribuire a queste cose la propria salvezza. Sembra quasi pretenderla, quella salvezza, come dire a Dio: “ho fatto tutto questo: me lo devi.” Non c’è più il cuore. C’è un rapporto che è diventato sterile abitudine, facciata, è un monologo.

Ma l’amore di Dio non si compra.

Dall’altra parte un pubblicano sale al tempio, e ogni passo di quella salita lo vive come quello di un intruso. Tiene nel cuore la parola, come un bambino a cui è stato messo per pochi secondi in mano un oggetto prezioso, e ne sente la responsabilità e al tempo stesso il timore di romperlo, eppure vive l’attrazione della bellezza di quell’oggetto, l’unicità di quel momento. Il pubblicano ha nel cuore solo Dio, non ci sono i gesti, non ci sono le parole che non sa dire, i modi, i riti che non ha mai imparato. Eppure egli sa․․․ “La salvezza non si controlla”.

Non sono le cose che ci salvano, ma è la fede. È l’amore di Dio, l’amore che lui sale a chiedere al tempio con il suo peso nel cuore e gli occhi bassi. La sua unica parola è “pietà”. Forse in quell’unica pronuncia si compie il miracolo di un figlio che, nonostante tutto, seppur coperto di vergogna, sente nel cuore di poter tornare al Padre e che quel padre non si volterà dall’altra parte.

Pietre Vive (Roma)


Continua a leggere gli altri approfondimenti del giorno sul sito

Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato