Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 26 Giugno 2020

Il lebbroso si avvicina a Gesù di sua spontanea volontà. Gesù lo aspettava, ma lo ha lasciato libero: gli ha permesso di scegliere se avvicinarsi o meno. «Lo voglio»: Gesù vuole sempre guarirci, vuole il nostro bene, vuole che il nostro cuore sia puro e la nostra vita sia piena; ma lo desidera in modo così intenso che non può obbligarci. La richiesta quindi di essere guariti deve partire da noi: dobbiamo fare noi il primo passo verso il Signore. Siamo noi che, desiderando ardentemente di pulire il nostro cuore per fare spazio al Signore, ci dobbiamo rivolgere a Lui chiedendo questa grazia.

«E subito la sua lebbra fu guarita». Subito fu guarito, come ci è stato promesso. Quello su cui dobbiamo lavorare sono i tempi e i modi: il Signore risponde alla nostra preghiera e ci esaudisce, ma spesso con tempi e modi diversi da quelli che ci aspetteremmo. Dobbiamo quindi imparare ad attendere, chiedere e attendere, certi che il Signore ci ascolta ed esaudirà i nostri bisogni, senza la pretesa che questo avvenga secondo le nostre idee, perché il Signore sa sempre cosa è meglio per noi.

Infine il Signore chiede al lebbroso di tenere per sé quello che è successo: il Signore ci chiede di custodire le grazie che ci dona come un tesoro prezioso, perché possano essere la fonte di quella gioia di risurrezione che porta ogni cristiano ad essere testimone del Vangelo. In questo modo la grazia che riceviamo non sarà essa stessa strumento di testimonianza, ma renderà noi strumenti vivi, portatori della Buona Novella.

Pietre Vive (Roma)


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato

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