Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 10 Marzo 2022

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Gesù oggi rivolge un triplice invito così deciso che, se lo accogliamo, sembra impossibile non ottenere quanto sperato: chiedete per ricevere, cercate per trovare e bussate per vedervi aprire la porta. Eppure, pur rivolgendoci al Padre Onnipotente, raramente facciamo questa esperienza. Come mai?

Se ci pensiamo bene questi tre verbi esprimono qualcosa che è sempre più difficile vivere.

Chiedere (un favore, un aiuto, una possibilità) vuol dire infatti presentarsi a mani vuote e dipendere dalla benevolenza di chi ci ascolta. Noi, invece, chiediamo più facilmente promettendo qualcosa in cambio o chiediamo solo se possiamo già vantare un certo vantaggio sull’altro.
Inoltre, quando chiediamo, spesso pretendiamo una risposta immediata. Quanta fatica invece facciamo a cercare, a metterci in ricerca, per capire ciò che desideriamo veramente, ciò che è meglio o più opportuno domandare, per distinguere ciò che è più comodo/facile da ciò che è un bene maggiore, per concedere alle cose il tempo di evolvere e di rivelarsi con maggiore chiarezza.

Infine bussare. Se abbiamo fatto esperienza di essere nel bisogno e di dover bussare alla porta di qualcuno sapendo che l’avremmo scomodato, infastidito, obbligato ad uscire da casa sua per fidarsi di noi, capiamo quanto sbilanciamento chiediamo al Signore e saremmo più presenti a noi stessi al momento della richiesta.

Questi tre verbi dunque, uniti all’affermazione «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» offrono allora un’occasione importante per collocarci da entrambe le parti (di chi chiede e di chi accoglie una richiesta) per imparare a discernere tra i nostri desideri e bisogni, tra le richieste buone o meno buone. Allora potremo sperimentare quanto il Padre ami sbilanciarsi, ascoltarci ed esaudirci.

Lorena Armiento s.a.


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato