Gesuiti – Commento al Vangelo del 9 Marzo 2019

Matteo era un mafiosetto locale; quello, lì al banco delle imposte, era il posto della sua quotidianità. Le persone probabilmente erano accalcate davanti a lui in una fila piena di ansie, debiti da saldare, ricatti da rispettare, e lui deve esser stato presissimo dal solito gioco di conti e ricalcoli, controlli, piccole minacce e grandi do ut des.

Ma è Gesù che parte, lo vede e gli parla: «seguimi». Come può una parola così piccola, così irrazionale, aver fatto breccia nel cuore di un incallito usuraio? Matteo era inchiodato al suo ruolo dai continui sguardi di paura e di odio che gli venivano rivolti; sappiamo quanto a fondo può incidersi su di noi il giudizio dell’altro, fino al punto di farci dimenticare chi siamo, costringerci ad una logica di difesa, potere, sopravvivenza.

Gesù invece non guarda al denaro che ha in mano o al posto in cui siede, ma lui e lui soltanto, con immenso amore. Nel calore di quello sguardo Matteo sperimenta la memoria del suo sé più vero, la promessa di una vita libera dai muri nei quali si era dovuto ingabbiare per tenere in piedi la sua personalità.

Allora alzarsi e seguire Gesù non è uno straordinario atto di eroismo, ma l’unica via di fuga dai nostri paralizzanti “banchi delle imposte”. Tanto più che il luogo dove Matteo lo segue è… Casa propria! Lo stesso banchetto, gli stessi, corrotti, amici di prima. Liberiamoci dall’immagine di un Dio che ci impone di essere sempre oltre, più in là, in un luogo diverso: la sua chiamata è innanzitutto a essere pienamente noi stessi qui dove siamo.

Samuele Adorno

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato secondo il metodo della spiritualità ignaziana, disponibile anche tramite la loro newsletter quotidiana.[/box]

Lc 5, 27-32
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

 

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