Gesuiti – Commento al Vangelo del 9 Gennaio 2019

Seduta in questa barca piccola, Signore, remo controcorrente. Tanti i colpi di vento gelido che mi fanno vacillare, che provano a buttarmi giù dalla barca su cui mi hai posta. Uno più forte dell’altro, provano a buttarmi nel buio abissale. Il vento è freddo, sferza e fa male alle mani che con sempre meno forza tengono i remi stretti. Le braccia si lamentano della fatica del continuo remare contro questo vento non tuo. Ma come fermarmi?

Tu mi chiami all’altra riva. Mi hai chiesto di precederti, di aspettarti là. Non importa questa fatica, questo vento contrario che ad ogni colpo sembra più forte di me. Io continuo a remare nel buio della notte fredda. Quando penso di non farcela più a remare per raggiungerti, ecco, l’acqua improvvisamente si fa tavola piatta. Il buio non è più abissale, il vento perde potenza e si fa meno freddo. Vedo avvicinarsi in fretta una pallina di luce bianca dalla sponda da cui sono partita. Si muove in fretta, come la luna che sorge nel buio della notte. Sicura, quella luce porta calma tutto attorno a sé.

Il vento sembra accorgersi di questa calma, di questa Luce, del mio respirare calma grazie a lei, e subito torna all’attacco: quasi cado dalla barca per il colpo, e grido aiuto. Ma poi, accanto a me, l’acqua si fa cristallina e i tuoi piedi scalzi, la tua veste bianca, mi sono accanto. Improvvisamente la barca è più grande e solida: non ho più paura. Mi guardi con gli occhi con cui si guarda un bambino impaurito e sorridendo sali sulla barca. Con quello sguardo, cacci via tutto il buio in me e attorno a me.

Con te accanto, Signore mio, remare è più semplice: il vento contrario si placa, ha meno forza su di me e sulla barca luminosa con cui mi conduci attraverso la tempesta, sulla terra ferma alle prime luci dell’alba con te. Come non aver coraggio nella tempesta, se con te si trasforma in vento favorevole? Il mio cuore ora non ha più paura.

Martina Pampagnin

Rifletto sulle domande

  • Quale vento contrario oggi vorresti affrontare col Signore?
  • In quale periodo della tua vita hai sentito diventare troppa la fatica del remare controcorrente?
  • Su quale riva sei approdato col Signore dopo la tempesta?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

[box type=”info” align=”” class=”” width=””]Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato secondo il metodo della spiritualità ignaziana, disponibile anche tramite la loro newsletter quotidiana.[/box]

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Mc 6, 45-52
Dal Vangelo secondo Marco

[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare.
Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò.
E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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