Gesuiti – Commento al Vangelo del 11 Febbraio 2019

Un viaggio continuo in tutti i luoghi dell’anima: il Signore ritorna con insistenza a camminare tra le nostre inquietudini, le nostre alienazioni, lì dove liberi non ci sentiamo e dove siamo più incapaci di gustare la bellezza del dono della vita.
Prima o poi lo riconosciamo e comprendiamo l’urgenza di raggiungerlo e affidargli quello che siamo, le ferite che non comprendiamo, l’estraneità di ciò che non accettiamo.

Il fatto che il Signore continui ad attraversare i mari della nostra vita e continui ad approdare come uno straniero nella nostra quotidianità rappresenta l’occasione irripetibile per una decisa con-versione, il suo arrivo favorisce il nostro ritorno a chiedere, perché è difficile uscire da noi stessi e semplicemente desiderare, chiedere un aiuto, accettare di non farcela, al meglio, soli.

Solo così l’Amore può divenire Signore della Vita; quella carità, che prima di tutto dobbiamo imparare a ricevere ed accogliere, è la motivazione che può realizzare quello che siamo e finalmente divenire dono da elargire in prima persona.
Nel viaggio della quotidianità ci sono donate continue occasioni di conversione, preghiera e carità.

Mounira Abdelhamid Serra

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato secondo il metodo della spiritualità ignaziana, disponibile anche tramite la loro newsletter quotidiana.[/box]

Mc 6, 53-56
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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