Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 15 Marzo 2021

La pagina odierna del Vangelo è incentrata su alcuni “ verbi chiave “ che connotano il cammino di conversione a cui tutti siamo chiamati.

GIACERE

Dice il testo che sotto i portici “ giaceva “ un “ gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici “.

Tra di essi Gesu’ ne vide uno che “ giaceva “ ivi da molto tempo ( “ trentotto anni “ ).

Giacere ( “ stare distesi “ ) è verbo che esprime la stasi, l’immobilismo.

I ciechi, i sordi, gli zoppi, i paralitici, rappresentano coloro che non si muovono, si lamentano della propria situazione ma non fanno nulla per poterla modificare perché, in fondo in fondo, si sono                “ adagiati “ nella stessa.

Siamo tutti noi quando utilizziamo le espressioni: “ Ci piacerebbe…MA “, “ vorrei…MA “.

Ci lamentiamo ma restiamo nelle nostre paralisi rischiando di rimanerci “ per sempre “ ( “ da trentotto anni “ ).

E’ proprio per questo che, tra i tanti infermi, Gesu’ “ vide “ proprio quello di cui parla il Vangelo.

Perchè, come dice il testo, “ sapeva che da molto tempo era cosi’ “.

Gesu’ vuole pertanto dargli la possibilità di “ guarire “.

GUARIRE

“ Vuoi guarire “?

La domanda, a primo acchito, sembra quasi provocatoria.

Se uno chiede ad un malato se “ vuole guarire “ sembra scontato che la sua risposta sia “ si “.

Ma che domanda fai, Gesu’?

E, invece, come abbiamo già detto, non sempre il malato vuole guarire, può preferire restare adagiato nella sua malattia ( ad esempio, il personaggio del brano odierno sta da trentotto anni a bordo della piscina; come avrà fatto a mangiare, a vivere per tutto questo tempo? Lo avranno aiutato e lui, magari, pur soffrendo per detta situazione, si è adagiato perché, se guarisce…magari deve andare a lavorare!!! ).

La conferma è la risposta che il “ malato “ da a Gesu’.

Non dice “ Si “ ma “ non ho nessuno che mi immerga nella piscina….quando sto per andarvi un altro scende prima di me “.

Cosa fa il malato?

Cerca scuse, fa la vittima (  “ nessuno mi aiuta ad immergermi “ ), perché, molto probabilmente, non vuole veramente guarire.

ALZARSI

Il Signore allora prende l’iniziativa e gli dice: “ Alzati “.

E’ il primo passo della guarigione.

Non devi più “ giacere “, stare fermo, disteso, rannicchiato, ma “ alzarti “, metterti in piedi.

PRENDERE

Cosa devi prendere?

La tua barella, i tuoi peccati, le tue mancanze, le tue paure. Sono parte di te, non puoi abbandonarle  subito, ma devi chiamarle per nome e, ad una ad una, a mano a mano, lasciarle poi, progressivamente, andare.

CAMMINARE

Stare alzato non basta, devi fare un altro passo, devi camminare, e devi farlo con i tuoi fardelli, che, nel corso del cammino, lascerai, restando più leggero.

NON PECCARE

Dopo tanti verbi declinati in forma affermativa, arriva l’ultimo, proposto al negativo.

“ Non peccare più “.

Solo dinanzi al peccato bisogna mettere il “ non “.

E’ il grande consiglio che ci dà Gesu’ quando siamo in cammino.

Se stiamo facendo il nostro percorso di guarigione e torniamo a peccare ci “ accadrà qualcosa di peggio “ perché, dopo aver sperimentato la bellezza di seguire la strada indicata dal Maestro, faremo, consapevolmente, un ritorno al passato, connotato dal peccato.

Rinnegheremo, cioè, la guarigione offertaci.

E allora, a me, a te, a noi dico: alziamoci, diamo nome ai nostri peccati e camminiamo sulla strada della Parola, attenti a non tornare indietro.

Per fare tutto cio’ dobbiamo però tutti porci, preliminarmente, la stessa domanda: “ Vuoi guarire? “

A ciascuno la sua risposta.

Buona giornata e buona riflessione a tutti


A cura di Fabrizio Morello

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